Finalmente i nostrani
Technophobia arrivano al primo disco ufficiale, fra l'altro con un bagaglio stilistico in perenne evoluzione, e soprattutto maturo e ben affilato. Il monicker del gruppo non dovrebbe trarre in inganno nessuno, ancora meno la loro mistura di Industrial Metal, e deliri Cybernetici vari, però se state pensando ai Rammstein siete completamente fuori strada, meglio i Deathstars. L'uso delle macchine è direttamente proporzionale a quello della carne, perchè tutto convive sotto lo stesso tetto senza che queste due caratteristiche prendano il comando l'una su l'altra. Il verde acido che domina sulla copertina è soltanto l'antipasto di quello che poi troverete nel disco, dove riffs di chitarra squadrati si lasciano amalgamare a delle strutture di gelida e minimale elettronica che rimanda al panorama EBM più elegante e raffinato, senza però che il beat ritmico da tamarri si faccia sentire. La maturità che ormai i Technophobia hanno conseguito è riscontrabile in tutto lo scorrere di
Grave New World, anzi risulta difficile estrarre qualche brano che si ponga come traine, ma per dovere di cronaca cito Abduction Starfleet, Gene.sys oppure The Sidera Lasergun Massacre, ma queste non escludono minimante le restanti canzoni. Sanno fare male questi androidi, e lo fanno senza ricorrere a soluzioni troppo catchy o leccate, al contrario spesso si rifugiano in atmosfere che hanno un qualcosa di esoterico e mistico, evidentemente la Torino dei Maldoror del periodo In Saturn Mystique è riuscita a lasciare il segno. Grave New World è un compendio equilibrato dove combaciano il disagio verde acido dei robot e la veracità della carne umana... almeno credo.
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