Ambizioso e audace il progetto allestito dai
Phaenomena, che realizzano un’autoproduzione dal punto di vista “concettuale” ispirata totalmente a “L’elogio della follia” di Erasmo da Rotterdam e da quello musicale devota in maniera abbastanza evidente al verbo dei Dream Theater.
Se trarre ispirazione dall’opera più famosa del teologo, umanista e filosofo olandese può, a tutti gli effetti, essere un’impresa impegnativa sotto il profilo intellettuale, non meno “scabrosa” paradossalmente appare la destinazione della propria deferenza artistica, in un panorama musicale in cui tale pratica è talmente comune da comportare seri “rischi” di facile e poco lusinghiera catalogazione nell’ambito dei molti cloni “senz’anima” delle celebrità americane.
Sarebbe un peccato e un errore, perché non è viceversa altrettanto ricorrente trovare una band (“emergente” per di più) che abbia compreso piuttosto chiaramente il “segreto” delle migliori esibizioni del Teatro Del Sogno e cioè rendere naturali e spontaneamente coinvolgenti trame musicali apparentemente tutt’altro che “regolari”, visti i numerosissimi cambi di tempo e d’atmosfera, ora aggressivi ora melodici, in una continua combinazione tra “scienza” e “poesia”.
Forti di una necessaria irreprensibilità nei settori tecnica (plauso particolare al tastierista Pasquale Barile, che oltre a Kevin Moore, di “maestri dei tasti d’avorio” ne deve averne ascoltati con attenzione davvero tanti!) e coesione, unita ad una “cultura” verosimilmente assai ricca e variegata che si spinge fino alla musica classica e alla primigenia del prog-rock settantiano e ad una notevole sensibilità compositiva e gusto per gli arrangiamenti, i Phaenomena sfornano, così, un’operina davvero ben fatta ed emozionante, abbastanza “rigorosa” nello stile e nonostante ciò assolutamente godibile e suggestiva nel suo elaborato sviluppo complessivo dal quale, anche per la natura di “concept-album”, non mi sentirei di “escludere” nemmeno un istante.
“The praise of madness” si offre, dunque, come un pregevole prodotto “artigianale” gratificato da uno standard di eccellente livello qualitativo (buone anche la resa sonora, la produzione e la veste grafica), adatto ad arricchire una prestigiosa collezione di dischi metal-progressive e attrezzato per farsi notare dalla discografia “maggiore”.
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