Avevano iniziato col botto, gli italianissimi
Pathosray, prendendosi un bel 10 per il loro demo d'esordio sulle magiche frequenze di Metal.it. Le cose, se possibile, erano proseguite ancora meglio, con un album omonimo davvero col botto, che li aveva fatti conoscere in mezza Europa come una delle realtà più promettenti del Prog Metal nostrano. Decisiva, quindi, sembrava la prova sul secondo lavoro, che avrebbe definitivamente chiarito se i Pathosray erano figli di un periodo fortunato, o se la stoffa c'era davvero. Beh, ho buone notizie per voi.
"Sunless Skies" è quello che definirei "un discone": metal progressive molto assimilabile ai Symphony X, anche per l'accostamento tra l'ugola di sir Russell Allen e quella dello stupefacente
Marco Sandroni, davvero qualcosa di benedetto dal cielo! Quest'uomo ha una versatilità ed un timbro invidiabili e rari, una sorta di Allen meets Jorn Lande davvero da brividi. Ma, nonostante salti trionfalmente all'orecchio, sarebbe quantomeno ingiusto soffermarci sulle straordinarie doti di Marco, tralasciando la prova superba e maestosa degli altri componenti della band, che nel giro di 10 pezzi giocano a fare la Musica, quella vera, quella con la M, quella fatta di articolatissime soluzioni tecniche, ma anche di botta pura e semplice, quella che sa alternare momenti di delirio sonoro a rarefatte aperture melodiche. Qui il senso delle parole "metal prog" viene reso nella sua accezione più moderna, strizzando dunque l'occhio ad un sound più calibrato sull'impatto, che sulla carezza musicale. Di bands con cui fare paragoni e confronti ce ne sarebbero a iosa, dagli "ovvi" Dream Theater ai già citati Symphony X, passando per i più nuovi Serenity o Circus Maximus, ma qui la classe è tanta, si sente, e non ha bisogno di nomi d'appoggio. Già l'opener
"Crown of Thorns" sancisce la cifra stilistica (altissima) dei Pathosray, con riffs potentissimi e ribassati, ritmiche stop'n'go ed un ritornello da applausi, con Marco a dominare incontrastato su tutto.
Non vi mancheranno anche momenti più morbidi, come la dolce e sorprendente
"In your arms", ma vi assicuro che questo disco ne ha davvero per tutti i gusti: ascoltare per credere la powerosa
"Poltergeist", la granitica
"Sons of the Sunless Sky", in cui la band gioca con i ritmi e le atmosfere come il gatto col topo.
Insomma, per farla breve: onore e tanto di cappello ai nostrani
Pathosray, che hanno sfornato un album metal-prog davvero stupendo.
Chapeau.
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