Sono finalmente giunti al contratto questi quattro romani, dei veri e propri fenomeni del death metal. Dico finalmente, primo perché lo meritano davvero per talento, secondo perché è dal '99 che i nostri sono insieme ed era ora che qualcuno si occupasse della loro distribuzione, vista la qualità del materiale proposto. Già perché un bel gruppo di death metal fresco, bastardo e sanguigno mancava da tempo e gli HOP sembrano davvero in grado di risollevare una scena italiana che, in questo settore, solo ultimamente si sta risvegliando.
La prima volta che li ho messi nello stereo ho avuto la sensazione di avere a che fare con una band americana, e sicuramente non di esordienti. Batteria con doppiacassa spacca-ossa, chitarre taglienti come rasoi, basso tonante, voce gutturale e profonda: sono queste le caratteristiche principali della band che ci bombarda dal primo all'ultimo minuto con un furioso death metal di chiaro stampo americano. C'è lo zampino dei redivivi Deicide, sono riconoscibilissime le influenze dei Cannibal Corpse, soprattutto nelle chitarre (ascoltate attentamente gli assoli), e non di rado ho notato molte analogie con i Nile. Insomma hanno attinto a piene mani dal miglior repertorio che il genere offre, ma al contrario di come si potrebbe pensare, trattandosi di una band molto giovane, tutto ciò è stato assimilato alla perfezione e riproposto in chiave personalissima che offre nuova linfa vitale ad un genere che con le molte uscite dello scorso anno sembrava un pò in calo negli ultimi mesi. Inutile fare un'analisi tack-by-track, l'assalto è totale e va goduto nella sua completezza, dall'inizio alla fine, ma sicuramente una nota di richiamo la merita l'ultima traccia, Blood Tribute: 8 minuti e 39 di puro piacere per le orecchie di chi si nutre di tali sonorità; dopo un inizio atmosferico fa capolino la chitarra, poi il basso e la batteria ed è un tripudio di death! Tempi cadenzati fanno spazio a blast beats e si prosegue così fino a che il feed delle chitarre ci accompagna al termine del disco.
Oltre a fare i complimenti ai ragazzi, autori di una prova maiuscola (il drummer Mauro è impressionante per potenza, ben supportato dal basso di Mike, Enrico e Francesco sfornano una gran quantità di riff a velocità paurosa), vorrei far notare a tutti quanti come una band di casa nostra sia capace di sfornare prodotti altamente competitivi in scala mondiale e quindi sarebbe opportuno supportarli adeguatamente. E dire siamo solo al loro esordio! Bravi!
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