Gli
StormHammer vivacchiano da qualche anno tra le seconde linee della scena Power Metal Teutonica, e nel frattempo hanno realizzato già quattro albums, l'ultimo dei quali è, appunto, questo "Signs of Revolution".
Nessuna rivoluzione in vista però, al massimo qualche assestamento di formazione che registra l'ennesimo cambio di vocalist, infatti, dopo Michael Schinkel e Tommy Lion tocca ora a Mike Zotter, oltre all'abbandono del chitarrista Alex Heigl (comunque presente sul disco), nel gruppo sin dagli inizi.
Intro di routine e poi "Omens of Agony" rompe gli indugi, basso e batteria spingono con convinzione e le chitarre non gli sono certo da meno, Mike Zotter se la cava più che discretamente, una voce graffiante ed aggressiva, anche se mai quanto quella di Udo Dirkschneider o di Chris Boltendahl, che nei passaggi più melodici arriva a ricordare vagamente Dee Snider o Blackie Lawless.
Quello che manca però sono le canzoni, dato che raramente gli StormHammer sanno toccare le giuste corde. Ci riescono la sparata "Omens of Agony", la corale "Permanent Menace" o la vivace "Ride on a Razorblade", e solo in parte l'articolata titletrack e la conclusiva "Calls from the Otherside".
Poco più di un'ora di sano e robusto Power Metal, ma senza troppi sussulti e spunti vincenti.
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