Un monicker la cui pronuncia ha, secondo me, un suono bellissimo.
Una mascotte che spicca senza dubbio per originalità tra le molte che affollano il bestiario metallico (e vorrei anche vedere, trattandosi di una mantide religiosa).
Una line-up che ha annoverato tra le sue fila nomi appena appena importanti quali
Paul Di'Anno,
Clive Burr,
Dennis Stratton (qualcuno ha detto
Iron Maiden?),
Doogie White,
Bernie Shaw.
Una band, attiva fin dalla prima metà degli anni '70, che, muovendosi a cavallo tra hard rock, AOR e heavy metal, ha indirizzato la sua proposta verso lidi in cui la melodia, l'orecchiabilità, e la raffinatezza le consentissero di differenziarsi almeno in parte dai nomi più blasonati della NWOBHM.
I
Praying Mantis non sono riusciti a raggiungere la vetta dell'Olimpo e ancora oggi, spesso e volentieri, suscitano reazioni del tipo: <<
Sì, di nome li conosco e credo pure di aver ascoltato qualcosa però sai che nemmeno mi ricordo?>>.
D'altro canto, e per fortuna, non hanno nemmeno vissuto la medesima, triste vicenda di tanti altri gruppi che, magari per questione di pochi minuti (maledetto traffico dell'ora di punta!), hanno mancato il treno giusto e dopo uno o due album sono precipitati nell'oblio.
Sono insomma rimasti lì, in quella specie di purgatorio riservato a chi è riuscito ad evitare di sprofondare nel baratro ma non ce l'ha fatta a salire le scale per il piano di sopra.
Tutto questo per arrivare a cosa?
Molto semplicemente a dire che
Time Tells No Lies (non vi sembra un titolo fantastico?), con cui i nostri debuttarono sul mercato discografico nel 1981, rappresenta senza dubbio il capolavoro ... Perdonatemi, ho sbagliato articolo, ero partito per scrivere "IL capolavoro dei Mantis" ma in realtà mi sono reso conto che possiamo e dobbiamo considerarlo UN capolavoro, intendo in generale e non solo rapportato alla produzione dei nostri (che ad oggi consta di 10 dischi in studio, un paio di live e un best of).
La sparo troppo alta? Può anche essere amici miei, alla fine ognuno è ben libero di pensarla come vuole.
Pur nel rispetto del sacrosanto diritto alla soggettività dei propri gusti, e su questo già gli antichi Romani avevano messo le cose in chiaro, consentitemi di affermare con profonda convinzione che gemme come
Running For Tomorrow,
Rich City Kids,
Lovers To The Grave,
Beads Of Ebony,
Children Of The Earth sono palesemente baciate dalla grazia e meritano solo applausi, omaggi e un onesto <<
Scusate se non vi avevo preso in considerazione prima d'ora ma capite che c'è talmente tanta roba buona in giro e non parliamo nemmeno di cosa venne fuori nel 1981 che scansati proprio>>.
E quindi ci siamo: cari fratelli Tino (voce e chitarre) e Chris (voce e basso) Troy, caro Steve Caroll (voce e chitarre), caro Dave Potts (batteria e percussioni), forse i vostri nomi non saranno snocciolati a memoria dalle vecchie e dalle nuove generazioni, forse sarete destinati a passeggiare da qui all'eternità in quella penombra che non è buio e non è luce, ma grazie di cuore per aver dato alle stampe questa meraviglia.
Con profonda stima e sincera cordialità,
per sempre vostro.
Recensione a cura di
diego
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