In tutto il ben di Dio che il panorama metal ci ha riservato nel magnifico periodo d'oro risalente alla fine degli anni '80 e l'inizio della decade successiva, qualche band meno fortunata o meno brava a vendersi è sfuggita ai più, venendo purtroppo relegata in un limbo dorato, al massimo sforando in una condizione di "cult-band" per quei pochi che riuscirono a seguirne le sorti sin dal principio.
Una di queste formazioni è sicuramente quella dei
Believer, gruppo statunitense che ha visto un brevissimo periodo di fama quando riuscì a pubblicare due albums per l'allora crescente Roadrunner Records nel 1990 e nel 1993.
Sfortunatamente l'ondata grunge era alle porte, la label olandese girò le proprie spalle verso bands notevolmente più scarse ma remunerative, ed anche l'evidente fede cristiana dei Believer, palesemente intuibile sin dal monicker, rappresentò un certo ostacolo per la diffusione completa in un mondo dove "è Satana quello figo".
Musicalmente parlando invece il thrash iper tecnico dei nostri, provenienti da un background death chiaramente riconoscibile, non era certo alla portata di tutti: questo insieme di motivi portò la band all'irrimediabile scioglimento, insieme a Pestilence, Atheist, Nocturnus, Resurrection ed altre mille bands validissime.
In comune con molte di loro, il 2009 è stato l'anno della rinascita e la Metal Blade pubblica oggi questo nuovissimo "Gabriel": le coordinate musicali rimangono le stesse del loro disco più famoso, ovvero quel "Dimension" che paradossalmente li condannò a morte a causa di un approccio troppo intricato e cervellotico per il thrash metallaro medio (figuriamoci per un amante del grunge), coordinate che quindi a distanza di 16 anni "costringono" l'ascoltatore ad un'attenzione particolare ed a numerosi ascolti prima di poter entrare senza diffidenza nella musica dei Believer.
Il cantante/chitarrista Kurt Bachman non sembra aver perduto un briciolo della potenza e della genialità di allora, ed anche l'altro sopravvissuto Joey Daub alla batteria svolge un lavoro veramente egregio; gli altri, sconosciuti, nuovi entranti seguono senza alcun problema le direttive dei leader e contribuiscono alla realizzazione di un lavoro davvero molto interessante.
"Gabriel", senza usare termini fuori luogo ed eccessivi, ci appare come un disco di tecno-thrash davvero ben fatto, apprezzabile soprattutto perchè non risente affatto del peso degli anni di una band che rischiava di fare un disco da manuale per cavalcare l'ondata dei revival (chi ha detto Pestilence?) e pieno di spunti e soluzioni interessanti come allora resi in un contesto non temporalmente inquadrabile. Quindi eterno, come la qualità sempre propostatici da una band mai sufficientemente lodata e spesso ignorata; certo, la proposta non è propriamente immediata come quella di un disco punk o power, ma è inversamente proporzionale al suo valore intrinseco.
Se siete amanti del genere, amavate i Believer e vi caratterizzate per l'amore della musica estrema commistionata a qualche "sperimentazione prog", non fatevi sfuggire "Gabriel" e rendete merito a chi da sempre fa Musica con la M maiuscola.
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