Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2021
Durata:47 min.
Etichetta: Dying Victims Productions

Tracklist

  1. BLACK RITUAL TOWER
  2. ...FROM TERMINAL DEATH
  3. BENEATH A STEEL SKY
  4. FACELESS MERCENARIES
  5. BLEEDING HEAVEN
  6. DAMNATOR'S HAND
  7. CIRCLE OF THIRTEEN
  8. VOID DWELLER
  9. SUPPRESSIVE FIRE
  10. THE IRON THRONE

Line up

  • Invoker: vocals
  • Avenger: guitars
  • Incinerator: bass
  • John Berry: drums

Voto medio utenti

I Nocturnal rientrano di sicuro tra le primissime band che, ad inizio millennio, hanno riportato in auge il buon e sano thrash metal, prima dell’esplosione vera e propria del cosiddetto thrash revial. A differenza di molti gruppi che ne hanno seguito l’esempio, i nostri sono sempre risultati convincenti e genuini, forse proprio perché hanno iniziato a riproporre queste sonorità in tempi non sospetti.

Ho conosciuto la band nel 2003, ai tempi dell’EP “Thrash with the devil”, e da allora ha sempre mantenuto una costanza ed una coerenza davvero invidiabili, tant’è che l’unica novità degna di nota da segnalare per questo ultimo disco, è il completo stravolgimento della line up, con il solo Avenger sempre più padre padrone della sua band.

Già, perché a parte questo, ci troviamo di nuovo dinanzi ad un concentrato di speed/thrash vecchissimo stile, sulla scia di band quali primissimi Sepultura, Deathrow, Darkness, anche se ormai parlare ancora di influenze per i Nocturnal potrebbe risultare inutile, in quanto Avenger ha ormai standardizzato un suo stile, fatto, come già detto, di sfuriate thrash metal (assolutamente teutonico nello stile), accenni melodici in stile N.W.O.B.H.M., senza dimenticare le sferzate black che di tanto in tanto fanno capolino.

Davvero anomala la scelta di aprire “Serpent death” con un brano di ben otto minuti, “Black ritual tower”, non tanto per la sua lunghezza, quanto per la sua ripetitività e poca incisività, tanto da risultare sicuramente il meno riuscito di tutto il lotto. Di ben altro spessore e potenza brani più diretti come “…from terminal death”, “Damnator’s hand”, “Beneath a steel sky” o la conclusiva “The iron throne”, che mette il sigillo al quarto full length del gruppo.

Serpent death” è il classico lavoro genuino, onesto, manifesto sonoro di una band, o meglio ancora di un chitarrista, Avenger, vero e proprio paladino di un certo modo di intendere il metal, lontano anni luce da riflettori, plastica, riviste patinate e tutto quello che negli ultimi anni ha fatto ammalare la nostra adorata musica.
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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