Copertina 4,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2002
Durata:52 min.
Etichetta:Century Media
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. CREATURES OF THE NIGHT
  2. THE NUMBER OF THE BEAST
  3. HIGHWAY TO HELL
  4. BURNIN' FOR YOU
  5. GOD OF THUNDER
  6. SCREAMING FOR VENGEANCE
  7. DEAD BABIES
  8. CITIES ON FLAME
  9. IT'S A LONG WAY TO THE TOP
  10. BLACK SABBATH
  11. HALLOWED BE THY NAME

Line up

  • Matthew Barlow: vocals
  • Jon Schaffer: guitars
  • Larry Tarnowski: guitars
  • James MacDonough: bass
  • Richard Christy: drums

Voto medio utenti

Personalmente ritengo che l'ultima cosa di cui ci fosse bisogno in casa Iced Earth, dopo le ristampe dei primi 3 album e un Boxset quale Dark Genesis, sia proprio questo Tribute to the Gods, dal titolo, raccolta di cover dei soliti Iron Maiden, AC/DC e Black Sabbath.
Che gli stessi Iron Maiden siano alla base del sound della band statunitense, più nel passato che oggi, è certo un dato di fatto, anche se la passione sperticata di Schaffer e compagni per la vergine di ferro o i Kiss non è sufficiente a motivare un disco del genere.
Al di là della scelta banale dei brani rivisitati, quello che decisamente manca in questo disco è l'intenzione e la passione dei 5 musicisti che qui sembrano impegnati più nello svolgimento di un pedante esercizio che nell'effettivo tributo ai propri maestri. Infatti ogni brano è suonato con un'enfasi pari allo zero assoluto, dall'esecuzione pedestre e priva di qualsiasi spunto interessante, alla registrazione senza dimensione e asettica, che certo non valorizza il già scarso lavoro della band. Brani quali "It's a Long Way to the Top" (AC/DC) o "Screaming for Vengeance" (Judas Priest) proprio mal si adattano alle sonorità chiuse e compresse tanto care agli Iced Earth, così come lo storico riffing di Schaffer, dalle ritmiche serrate e micidiali, qui non trova il giusto spazio, risultando quasi fastidioso soprattutto sui brani più rockeggianti, quanto di più lontano dall'odierno sound degli Iced Earth.
Le cose non vanno certo meglio con "Dead Babies" (Alice Cooper) o "Burnin' For You" (Blue Oyster Cult), dove neanche il buon cantato di Barlow è in grado di innalzare le sorti di un disco proprio deludente.
Quello che manca è proprio lo spirito adatto per affrontare il compito di mettere assieme un disco di sole cover, la voglia di seguire la linea originale unita al gusto personale, in grado di aggiungere quel qualcosa in più ai pezzi, tale da interessare l'ascolto (qualcuno ha fatto il nome dei Powergod?)
Sinceramente tra gli originali e queste piatte rivisitazioni degli Iced Earth non c'è neanche paragone, e data la banalità della scelta proposta dalla band, soltanto un neofita potrà trovare interessante e utile l'ascolto di un disco sul quale è meglio non andare oltre, per rispetto di una delle più grandi band degli anni '90 quali gli Iced Earth, dai quali ora ci si aspetta solo un nuovo album all'altezza di tale nome.
Recensione a cura di Marco 'Mark' Negonda

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