Nati nel 1996, i napoletani
Mustywig hanno tanti anni di gavetta musicale alle spalle, rappresentati da diversi demo, partecipazioni a compilation e realizzazione di alcuni mini-cd ed EP, e grazie alla
Black Fading Records di
Cristiano Santini (che i più vecchietti di voi ricorderanno come cantante e leader degli storici
Disciplinatha, ho ancora il nastro di "
Abbiamo pazientato 40 anni. Ora basta!" che tempi...) giungono finalmente alla pubblicazione del loro (se non erro) secondo album ufficiale sulla lunga distanza, ovvero questo "
Knowledge of Another Sun", che colpisce immediatamente per il suo look minimalista ma azzeccato.
A quanto ne sappiamo, la band ha sperimentato molto in passato ed il risultato ci appare chiaro in questo nuovo lavoro, pregno di sfaccettature e di esperienze, piuttosto distanti dall'hardcore di un tempo, oggi un pout pourry di heavy rock, dark, elettronica, tanta melodia "intelligente" e ricercata, che va quasi a sfiorare il pop anni '80, riportandoci alla mente la classe di bands storiche quali i Mr. Mister.
L'ottima apertura di "
The Conjury of the Silence" fa il paio con la successiva "
Au Revoir", sincopata e coinvolgente soprattutto grazie alle indovinate linee vocali, ma prima di giungere al singolo "
Shade-Grown Future", da cui è stato tratto un video che possiamo vedere in calce alla recensione e che per questo non passo in dettaglio, veniamo colpiti dalle velleità quasi apocalittiche (diremmo doom ma saremmo fuorvianti) di "
2012", sonorità che troviamo meno rarefatte verso la seconda parte del lavoro.
Seconda parte che, se vogliamo, appare ancora più interessante della prima grazie a brani come l'intimista "
Everything Turns To Dust", una sorta di ballad, ma soprattutto per la carica dirompente sviluppata da "Area51", senza dubbio il picco creativo di "
Knowledge of Another Sun", così allo stesso tempo classico ma carico di influenze elettroniche, liricamente potente tuttavia inizialmente con vocals filtrate, per poi svilupparsi in un duetto strofa/chorus assolutamente da brivido e degno del migliore gruppo metal anni '80: indubbiamente dal valore cristallino.
La suite omonima di 12 minuti a chiusura del disco suggella una prova maiuscola, coraggiosa e personale, sforando nello psichedelico a conclusione di un viaggio dai mille aspetti ed esperienze, quasi a voler riprendere il cammino fin qui svolto dalla band partenopea.
Da segnalare la prova del singer Alessandro, eclettico e capace di svettare alto così come sussurrare poesia od urlare rabbia, e la produzione ad opera proprio di Cristiano Santini dei Disciplinatha.
Un disco veramente "bello", nell'accezione più sempice di questa parola e pieno sia di passione sia di coraggio; godetevi il video di "
Shade-Grown Future" e lanciatevi nel mondo dei
Mustywig.
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