Quintetto di giovanissimi tedeschi, i
Boozed traggono ispirazione da periodi musicali che certamente non hanno vissuto in prima persona. E lo fanno in modo abbastanza fresco e convincente, stando al loro nuovo album “One mile”.
Una base di focoso rock’n’roll d’annata, con forti infiltrazioni di garage-sound e rivestimento hard’n’heavy, uno stile epidermico e ruspante, duro quanto basta ma sempre orecchiabile e trascinante. La band aggiunge poi l’energica carica ribelle ed ormonale che rinfresca le influenze un po’datate.
Infatti i temi sono quelli di sempre, ma i Boozed si dimostrano abili nel riciclare i soliti riffs basilari e soprattutto nello sfornare cori e ritornelli anthemici. Del tipo che può sembrare tanto insinuante quanto ovvio, ma in realtà è tutt’altro che facile da costruire in modo davvero efficace.
Sotto tale aspetto il disco offre ampia scelta, snocciolando ottimi inni da rock-party subito memorizzabili. In particolare quando il gruppo preme il pedale della ruvidezza, tirando fuori buone dirty-songs dal tiro urgente e quasi punkeggiante. Gli esempi migliori sono la tambureggiante “Save me”, la linea grezza e incalzante di “This ain’t my city” e “Trouble”, il rock pulsante e scuotitesta in “You gotta go again” o “Hypnotic magnetic”.
Esiti meno buoni arrivano dalle melodie più placide e radiofoniche, tipo “Easy” o “Asphalt’s burning”, che odorano di vecchi Rolling Stones ma non possono imitarne la genialità e il carisma. Anche le leggere venature poppeggianti, vedi “Circus” e “Next door”, nella ricerca di qualche spunto adatto al grande pubblico, non sono ancora ben padroneggiate e risultano un po’fiacche.
Gli esempi sono sufficienti per parlare di un disco nel suo insieme gradevole, ma con alcune ombre. Ritengo che i Boozed abbiano margini di miglioramento, ma intanto coloro che apprezzano il rock fisico e schietto, dagli Stones agli Ac/Dc con tutto ciò che sta in mezzo, possono dare una chance al presente lavoro.
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