E così, a dieci anni dalla nascita del gruppo, è giunta anche per il biondone
Zakk Wylde l’ora di un best of, dopo la pubblicazione di sette full length, diversi DVD, un live e un’altra compilation che analizzava la prima parte della carriera. I best of sono sempre strani da recensire, perché chi già conosce il gruppo avrà sicuramente più che presenti i brani in questione, chi invece è un nuovo fan può magari avvicinarsi alla band ascoltando per primi i pezzi migliori del repertorio. Fatto sta che, soprattutto ai giorni nostri, in cui internet imperversa e tra download illegali e siti ufficiali come Myspace è possibile avere praticamente tutto, non so fino a che punto la pubblicazione di una compilation abbia poi tanto senso. Per i maniaci è senz’altro un tassello da avere per completare la discografia dei propri beniamini, però se non c’è qualche chicca, tipo unrealesed tracks, live tracks o cose del genere, l’interesse è davvero minimo. Forse è per questo che il disco in questione è stato pubblicato in ben tre differenti edizioni. La prima, quella in mio possesso, è un semplice CD. C’è poi la versione in DVD, e infine quella CD/DVD, che forse a questo punto potrebbe risultare la più interessante tra le tre, visto che contiene diverse tracce live e alcuni video. Ad ogni modo, questo best of ripercorre in maniera piuttosto efficace la carriera dell’axe man di Ozzy, andando a pescare sia gli episodi più rocciosi come “All for you”, “Doomsday Jesus”, “Bleed for me” o l’ultra famosa “Suicide messiah”, sia quelli più introspettivi ed acustici come “Machine gun man”, “Won’t find it here” e “Dead for yesterday”. In ogni caso il livello dei brani è alto, questa non è certo una novità. Il buon Zakk riesce da tempo, ormai, a stupirci con brani rocciosi e genuini, ricchi di feeling e pathos. Già, perché indipendentemente dal fatto che imbracci la sua fedele Gibson Les Paul o una chitarra acustica, il groove nei suoi brani non manca mai. Prima di chiudere segnalo in coda al cd una serie di brani acustici in cui Wylde riesce ad esprimere, forse ancora meglio che in altri episodi, il suo spiccato gusto musicale, lasciandosi andare anche a qualche sfuriata con la sua sei corde, tanto per ricordare a tutti il suo passato ultra tecnico, quando ancora sfrecciava come un dannato sul manico della sua chitarra. Certo qualcuno potrebbe avere qualcosa da ridire sulla sua voce, non sempre al top e non sempre in linea con quanto suonato, specie nei brani più atmosferici, ma qui si scende poi nei gusti personali. “Skullage” è un album che nulla aggiunge e nulla toglie alla carriera del biondo chitarrista… chi lo amava già da prima continuerà a farlo, chi lo ignorava, con molta probabilità, anche. Un disco comunque carino da ascoltare, un giusto sunto di due lustri di sudore e attitudine, per uno dei personaggi più veri e carismatici degli ultimi anni.
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