E così, al quarto tentativo, gli
Anubis Gate fanno definitivamente centro. La band danese riesce finalmente a sfornare un platter strepitoso, dopo una serie di dischi in costante crescendo, e dopo l’avvicendamento, a mio avviso positivo, con l’arrivo dietro al microfono di Jacob Hansen.
“The Detached” è un lungo concept album, tratto da una storia sci-fi di Martin Rauff. Narra la storia di Bilao, appartenente alla razza dei Detached, esseri umani con la capacità di viaggiare nel tempo e di essere eterni, ma non immortali. Mi spiego: i Detached non invecchiano, se non per scelta consapevole, e possono vivere all’età mentale e fisica che preferiscono. Ma ciò non li salva da eventuali malattie o incidenti al corpo fisico, per cui sono mortali come tutti gli umani. In più, per loro spostarsi da un tempo all’altro è semplicemente una caratteristica normale, come spostare un oggetto in una stanza. Il concept su cui si basa questo album racconterà le vicende di Bilao, le sue vicissitudini attraverso i secoli, la scoperta dell’amore, il rischio della morte fisica, ed una dolorosa scelta finale.
Una storia già ampiamente trattata in varie saghe fantascientifiche, ma qui resa con un taglio molto intimista e personale: il protagonista della vicenda, per quasi tutta la durata dell’album, rimane passivo spettatore di una serie di eventi che trasformano la società, portando l’essere umano a innumerevoli cambiamenti e mutazioni, che il nostro protagonista osserva con un piglio tra lo stupito, il perplesso, il divertito ed il deluso. Solo più avanti egli rimarrà personalmente coinvolto nella Storia, tanto da divenirne protagonista praticamente a due canzoni dalla fine!
Dal punto di vista musicale, gli Anubis Gate riescono ad intessere, su questo popò di trama, una serie di canzoni che definire sbalorditive è riduttivo: un power/prog tecnico e nervoso, in continua evoluzione e trasformazione, accompagna il dipanarsi della trama con motivi da capogiro, pestando duro nella maggior parte delle volte, ma lasciando assoluta briglia sciolta all’estro dei 5 danesi, mai come in questa prova superlativi sia in fase compositiva che esecutiva. Ciliegina sulla torta, la magnifica prestazione di Jacob dietro al microfono, capace di acuti da brivido ed impreziosita di linee vocali mai banali e sempre sorprendenti per qualità e gusto. Potrete trovarci migliaia di riferimenti, anche se le coordinate stilistiche di “The Detached” fanno capo a Symphony X, Evergrey, ed un certo prog più cattivo ed oscuro.
Un disco che ha bisogno di mille ascolti per svelare le meraviglie celate dietro ogni passaggio, in un crescendo rossiniano di pathos ed emozione, un lavoro che riesce ad emozionare per la bellezza dei suoni, peraltro mixati e prodotti in maniera semplicemente perfetta, tanto da dare la sensazione, sin dalle prime note, di trovarsi di fronte ad un prodotto di livello altissimo.
Non mi capita molto spesso di trovarmi tra le mani un prodotto così bello, e per il quale mi piacerebbe che ognuno di voi avesse la possibilità di ascoltarlo. Il
Myspace della band, in questo, può darvi una mano, ma io consiglio caldamente a tutti gli amanti del prog/power l’acquisto di “The Detached”, un lavoro clamoroso firmato Anubis Gate.