Ho sempre trovato il Christian metal - specialmente quello affine al black - di una pacchianeria sconcertante. Sarà perché storicamente il rock e i suoi derivati appartengono all'altro Signore, o perché di solito non associo lo screaming a testi come "Dominus amarvimus / Christum expectavimus", oppure ancora perché sono abbastanza intelligente da riuscire distinguere la musica dai concetti quando questi ultimi non sono di mio gradimento. D'altronde adoro Burzum senza essere per questo nazista e ascolto con gusto gli Slayer anche se non ho mai ucciso nessuna vergine sull'altare del sacrificio. Inoltre non riesco davvero a capire dove si posizionino questi
Echtirion: i testi fanno più volte riferimenti espliciti a tematiche cristiane, ma sono anche riconducibili allo stesso tempo al filone viking. Siccome credo che qualcuno in Norvegia potrebbe impazzire al solo pensiero di un tale accostamento, mi asterrò dal giudicare questo lato limitandomi a parlare dell'aspetto puramente musicale.
E' qui che gli Echtirion dimostrano di essere anche arrosto e non solo fumo. Il loro black metal è basato principalmente sulle pompose orchestrazioni messe in piedi da Gabriel Neale, dove colonne sonore da film fantasy si alternano a piece classiche che non sfigurebbero al concerto di Natale (tanto per rimanere in tema). Le tastiere non si limitano a monopolizzare le strumentali intro e outro, ma accompagnano continuamente le cavalcate epiche create dalle chitarre insieme alla massiccia sezione ritmica. C'è parecchia carne al fuoco, se si considera che in soli cinque pezzi di durata complessiva inferiore alla mezz'ora i nostri sono in grado di passare da un black molto sinfonico alla Dimmu Borgir, attraverso le già citate influenze viking con tanto di cori pregni di pathos fino a parti più progressive dove esce prepotentemente l'ottima tecnica dei tre musicisti. Da segnalare in particolare la presenza di ottimi assoli e addirittura di una breve parte acustica riconducibile al flamenco (!). Buona parte del merito di questa eterogeneità è da attribuire alla presenza di ben tre guest vocalist, caratterizzati da stili molto diversi: uno screaming acuto, un growling più cupo e teso, una voce quasi operistica.
Al di là della prima sgradevole impressione, devo dire che questo "Apocalyptic Visions" mi ha trasmesso l'immagine di una band già matura nonostante l'apparente giovane età dei suoi membri. Se solo abbandonassero l'immagine oratoriana per concentrarsi maggiormente sulla qualità della loro proposta potremmo in breve tempo trovarci davanti a qualcosa di veramente sconvolgente!
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