Le falangi del death metal made in Italy avanzano compatte e non fanno prigionieri, lasciando morte e distruzione al loro passaggio. Il risveglio della scena dopo anni di torpore è palpabile, così come è tangibile con mano come la qualità delle uscite si attesti su livelli decisamente alti. Il nostro Paese non sarà certo come Tampa o la Florida, ma sta iniziando a far sentire la propria voce e a ritagliarsi lo spazio a cui ambisce e che merita.
Gli
Egemony, progetto one man band di Alessandro "Fetz" Simonetti (già negli Anal Prolapse), fanno parte di questa schiera:
"Baptism Of The Unborn" è il primo frutto discografico di questa band che si affaccia sul panorama estremo tricolore con un album di brutal death metal ispirato e variegato che vede nei misfatti musicali di Deeds Of Flesh e Disgorge (americani) la principale musa ispiratrice delle proprie nefandezze. Violenza becera sottolineata da batteria indomita e da riff vorticosi nel loro succedersi, talvolta stemperata da rallentamenti talmente sulfurei da ammorbare l'aria e rendere difficile la respirazione (si prenda a titolo d'esempio la monumentale "Ten Kings Judgment" o la traccia che da il nome all'album), resa ancor più sublime da un cantato rigurgitato dal peggior lazzareto del Terzo Mondo. Ben resa inoltre la cover di "Abominated Hierarchy" dei Septycal Gorge (per quel che mi riguarda, una delle migliori band in ambito brutal che abbiamo in Italia), a dimostrazione che i gruppi, seppure la nostra scena sia ancora una reatà piccola, sono tra loro coesi e si spalleggiano a vicenda per tenere alto il vessillo della musica brutale. "Baptism Of The Unborn" è un buon prodotto, anche se non privo di difetti: innanzitutto il cantanto pare forse un po' troppo statico e potrebbe annoiare chi non ha dimestichezza con questo tipo di vocals; in secondo luogo è palpabile come Simonetti abbia fatto ricorso ai servigi di una drum machine, che per quanto precisa, fa perdere un po' di "umanità" al disco.
Buona la prima, le capacità per fare ancora meglio ci sono tutte, quindi attendiamo fiduciosi il secondo disco targato Egemony. Per intanto vediamo di supportare un'altra band italiana che merita l'appoggio di chiunque si professi amante di queste sonorità.
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