Secondo album in 12 anni per la prog band svizzera... Come media direi che non c'è male! Tanti anni durante i quali ne sono successe praticamente di tutte alla coppia fondatrice Baertschi/Haenggi, che si son dovuti destreggiare tra cambi di line-up, labels poco collaborative, ed un'altra miriade di rogne. Morale della favola, il 2009 vede finalmente dato alle stampe il secondo lavoro di una band, che paga più di un tributo ai padri ispitratori Dream Theater. Questo disco, infatti, respira a pieni polmoni l'aria dei DT di "Awake" e dintorni, arrivando addirittura a sfiorare la citazione pedissequa in un paio di momenti! Forse un pò troppo per una band che fa una musica in cui l'originalità e l'inventiva sono al primissimo posto nella scala di valori, ma il sound dei
Silent Memorial, per fortuna, sa rendersi più personale ed acquisire maggior spessore, soprattutto nelle parti più melodiche, che me li fanno assomigliare più ai Serenity o ai Conception.
Dietro il microfono, un
Mike Andersson (Cloudscape, Audiovision, ed altri) che non mi ha mai entusiasmato, con il suo timbro a metà tra il rauco ed il pop, ciò nonostante una signora voce, che anzi è forse proprio il tratto distintivo di questa band, che con un singer acuto e pulitissimo avrebbe fatto sicuramente la figura del clone.
Sette brani, tutti sui 5 minuti a parte la lunghissima
title-track, posta strategicamente in mezzo, che è poi la vera summa di questo disco: grandi parti prog-metal, ottima tecnica, sarà un piacere per voi amanti di Metropolis e di tutte le parti dispari/sincopate/nonsicapisceunamazzaquindièfigo, intervallate da momenti più atmosferici, che sanno dare respiro ad una suite che, ahinoi, risente forse, come tutte le canzoni del lotto, di linee vocali non eccelse, che rischiano di sprecare quanto di buono accumulato dalla sezione strumentale. Intendiamoci, la mia non vuole essere una critica al pur bravo Andersson, qui il problema sta proprio in fase compositiva, essendo stata spesa (a mio avviso) poca, pochissima fatica per dare ai brani qualche refrain un filo più accattivante o epico. E poi, detto sottovoce.... la citazione del tema di James Bond all'interno della sezione strumentale ci stava proprio???
Poco male,
"Retrospective" è un disco che può tranquillamente piacere al prog-addicted, vista la buona produzione e i tanti spunti interessanti presenti al suo interno. Io un'ascoltata gliela darei.
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