Copertina 7

Info

Anno di uscita:2017
Durata:54 min.
Etichetta:Underground Symphony

Tracklist

  1. THE GUNSLINGER
  2. THE DRAWING OF THE THREE
  3. THE WASTE LAND
  4. WIZARD AND GLASS
  5. LITTLE SISTERS
  6. THE STORY OF THE CLERGYMAN PT. 1
  7. THE WOLVES
  8. THE STORY OF THE CLERGYMAN PT. 2
  9. HER SONG
  10. THE DARK TOWER

Line up

  • Walter Bosello: vocals, keyboards
  • Armando De Angelis: guitars, bass
  • Marilena Diomiaiuti: vocals

Voto medio utenti

Il chitarrista Armando De Angelis esordisce con questo “The Dark Tower”, ambizioso concept album - strutturato come una rock opera - ispirato all’omonima saga di Stephen King. In questa avventura il compositore non è solo, e viene supportato da Walter Bosello e Marilena Diomiaiuti che danno voce ai personaggi del full-length.

Nonostante le premesse, il lavoro è piuttosto originale e non si rifà smaccatamente ai “pesi massimi” del settore come Ayreon o Avantasia. Il sound dei Mindfar è molto più vicino all’hard rock sinfonico (ma non ricorda Nikolo Kotzev), a certo heavy metal meno canonico (penso alla “vergine di ferro” più sperimentale), al progressive “di una volta” (italiano in particolare, almeno per le mie orecchie) e a certe sonorità più mainstream di metà Anni Ottanta (scomodo i Toto giusto per “l’universalità” della loro proposta).

L’introduttiva “The Gunslinger” è una buona cavalcata di hard rock sinfonico con le voci in evidenza come si addice al genere e prelude alla maideniana “The Drawing Of The Three”, dall’incipit medievaleggiante. “The Waste Land” spicca per l’ottimo lavoro sui cori e per il talento di Marilena, prima dell’elaborata “Wizard And Glass”, che all’inizio mi ha ricordato “Figure Di Cartone” de Le Orme (e mi ha spiazzato con la citazione di “Over The Rainbow”). La strumentale “Little Sisters” rievoca gli Uriah Heep di Ken Hensley, mentre l’irruenza di “The Story… Pt. 1” sfocia in “The Wolves”, brano che gioca sul contrasto tra musiche quasi epic/doom e linee vocali morbide e a tratti “zuccherose”. La seconda parte di “The Story…” suona Eighties in maniera inequivocabile, in totale antitesi con “Her Song”, 8 minuti sfaccettati e progressivi che però non risultano sempre scorrevoli. La chiusura è affidata alla titletrack, altro episodio lunghissimo (15 minuti) dove ricompare tutto quello che abbiamo sentito finora (orchestrazioni, chitarre heavy, sonorità ottantiane, ecc.), ma ancora senza la fluidità delle tracce più brevi.

L’inizio, complessivamente, promette bene. Auguro ai Mindfar la continuità necessaria per distinguersi dalla massa di proposte “simili” ma molto più derivative e stucchevoli.

Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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