Copertina 7

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2009
Durata:57 min.
Etichetta:ARP Music

Tracklist

  1. SONG OF OWAIN
  2. MADOG'S THEME
  3. THE KING IS DEAD
  4. SINS OF THE SONS
  5. NOT BROTHERS ANYMORE
  6. LITTLE END
  7. KING OF THE SEA
  8. NEW WORLD
  9. ENEMY UNKNOWN
  10. THE DEADLIEST SIN
  11. SOMETHING FOR ME
  12. TERRIFYING MANHUNT
  13. DEATH DEFIER
  14. EAGLE'S GIFT
  15. PEACE AT LAST
  16. GLORY OF WALES

Line up

  • Alessio Perardi: vocals, guitars
  • Roberto Capucchio: guitars
  • Domenico Buratti: bass
  • Roberto Gaia: drums

Voto medio utenti

L'aver avuto al proprio fianco un personaggio come il noto produttore e musicista tedesco Piet Sielck, ha sicuramente dato una grossa mano agli Airborn, sopratutto nei loro primi passi, tuttavia col tempo si è probabilmente rivelata anche una presenza un po' ingombrante. Ad ogni modo all'appuntamento con il terzo disco, questo quartetto torinese si presenta, pure se con un certo ritardo (da "D-Generation" sono passati ormai quasi 6 anni!), con un sound che si è fatto più personale e decisamente meno legato agli schemi "teutonici" dei precedenti lavori.
"Song of Owain" è, infatti, un brano che sebbene mantenga alcune caratteristiche Power, non manca di quel taglio Heavy più classico e vagamente hardeggiante che ritroviamo sulle successive "Madog's Theme" e "The King Is Dead".
L'attacco di "Not Brothers Anymore" non può comunque che far pensare ai Gamma Ray, richiamati anche nel prosieguo della canzone. Gli Airbon se la cavano poi ottimamente nella power ballad "Little End", con una gran bella prova di Alessio Perardi, comunque ben sostenuto ai cori.
Nel corso dell'album, talvolta le chitarre hanno un taglio ed un feeling accostabili a quelli dei Running Wild, e dei brani saltellanti come "King of the Sea" o "Peace at Last", non possono che richiamare il paragone con la creatura di Rock'n'Rolf. Sempre le chitarre, oltre a cesellare le singole canzoni, si piazzano in primo piano nei diversi strumentali ("Sins of the Sons", "New World", "Eagle's Gift") che raccordano i vari capitoli dell'album.
Se i momenti più pesanti del disco sono garantiti da brani come l'articolata "Enemy Unknown" e la thrasheggiante "The Deadliest Sin", con il drumming forsennato di Roberto Gaia a dettare i tempi, "Something for Me" (che ha qualcosa dei Thin Lizzy) e la tribale "Terrifying Manhunt" mostrano un approccio più Hard Rock, mentre tocca invece a "Death Defier" ed alla conclusiva "Glory of Wales" tenere alta la bandiera dell'Heavy Metal.
Come è già intuibile dal titolo "Legend of Madog" è un concept album, incentrato sulle vicende del principe Madog del Galles, figlio illegittimo del sovrano gallese Owain Gwynedd, che due secoli prima della "scoperta" di Cristoforo Colombo, si recò (per restarci!) nelle Americhe.

Ben suonato e ben impostato a livello lirico.
Ben accolto sulle pagine di Eutk.

PS: Nel CD trovano posto sia un videoclip dello strumentale "Eagle's Gift", sia una versione Commodore64 di "The Hero", ripresa dall'album d'esordio, "Against the World" (2001).
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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