Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:2009
Durata:45 min.
Etichetta:Nuclear Blast

Tracklist

  1. SHANGRI-LA
  2. UNSPOKEN WORDS
  3. NEED TO BELIEVE
  4. UNCONDITIONAL FAITH
  5. I DON'T MIND
  6. BREAK AWAY
  7. DON'T LET ME DOWN
  8. RIGHT FROM WRONG
  9. I KNOW YOU KNOW
  10. REBEL SOUL
  11. TEARS TO CRY

Line up

  • Steve Lee: vocals
  • Leo Leoni: guitars
  • Freddy Scherer: guitars
  • Marc Lynn: bass
  • Hena Habegger: drums

Voto medio utenti

I Gotthard nel nostro paese non sono più la sconosciuta band svizzera con il nome un po' sfigato (in effetti a noi italiani ha sempre fatto uno strano effetto...) che ti faceva sudare sette camicie per riuscire a far capire a qualcuno che valevano tanto quanto gli Whitesnake, i Bon Jovi e quella gente lì. No, purtroppo o per fortuna, i Gotthard da quattro anni a questa parte sono popolari anche da noi. Talmente popolari che un po' di gente si è presa persino il lusso, all'indomani dell'uscita di “Domino Effect”, di sentenziare che quel disco non fosse al livello del precedente, stratosferico, “Lipservice”. Probabilmente erano gli stessi che non se li cagavano neppure di striscio quando nella loro discografia avevano già “cosucce” come “G” o “Dial Hard”...
La verità è che questi svizzeri non hanno (quasi) mai sbagliato un colpo. E da quando sono tornati a dare fuoco alle polveri, riattaccando le distorsioni alle chitarre e spaccando tutto come solo loro sanno fare, non si può proprio dire che siano andati incontro a cali di ispirazione. “Domino Effect” era diverso, tutto qui. Un lavoro di grandissima qualità, che ha avuto forse la sola colpa di essere leggermente meno accessibile del predecessore. E per dimostrare che anche in questo genere è possibile non ripetersi e aggiungere sempre qualcosa di mai tentato nel proprio cammino artistico, ecco che “Need to believe”, nono album in studio del quintetto elvetico, rimescola nuovamente le carte in tavola. Un lavoro, questo, che non ricalca né “Lispervice” né “Domino Effect”, pur essendo in qualche modo figlio di entrambi. Un lavoro che mette in mostra come non mai la capacità di questa band di scrivere canzoni che ti entrano nelle ossa per non uscirne più, ma di essere anche sempre al passo con i tempi, accettando di modificare di volta in volta il proprio sound a seconda delle circostanze.
Tanto per capirci, gli ingredienti principali di “Need to believe” sembrano essere tre: la straordinaria qualità delle melodie vocali e dei ritornelli in particolare, l'energia superlativa che trasuda da tutti i pezzi, e la produzione ultramoderna, affidata per la prima volta al canadese Rich Chycki (Rush, Foo Fighters, Aerosmith, ecc.) Tutte caratteristiche che erano già presenti in passato, ma che appaiono qui mescolate e fuse insieme con una nuova e lucida consapevolezza.
E tanto per dare a Cesare quel che è di Cesare, consolo i reduci delusi dall'effetto domino, azzardando che questo nuovo lavoro è più “aperto” e accessibile di quel disco che così tanto li aveva mandati in crisi. Ma non si tratta di una copia di “Lipservice”: piuttosto, a me piace vederci una versione attualizzata di “G”, il disco che se fosse uscito ai tempi di “New Jersey” avrebbe reso miliardari i suoi autori. Sentitevi “I don't mind”, col suo riff assassino e il piglio street della strofa e ditemi se non è vero. Oppure “Break away” e “Rebel soul”, che seppure in due modi diversi sanno fondere melodie ariose e aggressività in una miscela che non potrete non trovare irresistibile. Ma è inutile fossilizzarsi su paragoni che potrebbero risultare fuorvianti. Basta dire che i Gotthard hanno trovato la caratura del cerchio anche stavolta. E che sono a loro agio lo si vede anche dal fatto che per una volta non ti aprono con la killer track, ma scelgono un mid tempo dal sapore epico e dal retrogusto orientaleggiante, quella “Shangri-La” che è un altro eccellente frutto della collaborazione con la premiata coppia svedese Wickstroem/Thomander, e che vede la voce di Steve Lee spinta a livelli mai raggiunti, con mille sovraincisioni e una padronanza dei propri mezzi che appare sbalorditiva anche a chi è abituato a sentirlo da una vita (miglior cantante rock oggi sulla piazza? Secondo me sì, poche storie!). Anche “Unconditional Faith” sorprende un po', col suo feeling acustico e quasi folk, che porta alla mente le migliori cose dei Led Zeppelin di “IV”. Per il resto, si viaggia su binari noti: se “Unspoken words” e “Right from wrong” appaiono riletture, non per questo meno vincenti, di brani di “Domino...” (“Gone too far” la prima, “And the oscar goes to...” la seconda), la ballata “Don't let me down” ti fa quasi innervosire per come, ancora una volta, siano riusciti a scrivere una song da manuale utilizzando sempre le solite soluzioni armoniche. Solo due le tracce sottotono: “I know you know”, che parte benissimo con quella strofa acustica che viene poi doppiata dalla sezione ritmica, ma che si perde in un ritornello poco interessante; la conclusiva “Tears to cry”, è invece una ballad con qualche orchestrazione in più che però per qualche motivo non funziona. Al di là di questo, “Need to believe” è l'ennesima conferma per una band che non ha più bisogno di conferme. Se ancora non li conoscete, correte a comprare uno dei dischi citati in questa recensione (possibilmente tutti, ma si sa che i soldi non sono un optional ultimamente); poi, con tutta calma, a settembre chiedete una copia di questo lavoro. E venite a vederli ad ottobre, al Live di Trezzo d'Adda o nelle altre due date che faranno nella nostra penisola. Da parte mia, mi sa che andrò anche in Germania e Svizzera quest'anno...
Recensione a cura di Luca Franceschini
Gotthard - Need To Believe

Che Capolavoro!!! Una Delle Migliori Uscite Del 2009!

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 28 ago 2009 alle 12:46

Non vedo l'ora di sentirlo ;-)

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