Copertina 6,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2009
Durata:45 min.
Etichetta:AFM Records
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. THE BOGEYMAN
  2. DOMINATOR
  3. BLACK AND WHITE
  4. INFECTED
  5. HEAVY METAL HEAVEN
  6. DOOM RIDE
  7. STILLNESS OF TIME
  8. DEVIL'S RENDEZVOUS
  9. SPEED DEMON
  10. WHISPERS IN THE DARK

Line up

  • Udo Dirkschneider: vocals
  • Stefan Kaufmann: guitars
  • Igor Gianola: guitars
  • Fitty Wienhold: bass
  • Francesco Jovino: drums

Voto medio utenti

Pare proprio che dal futuro le "macchine" abbiano mandato indietro nel tempo una nuova generazione di Terminator, appunto il "Dominator", programmato per sterminare tutti i metalheads.
A difenderci dall'inquietante cyborg presente sulla copertina dell'album, solo i riffs e le vocals abrasive delle truppe guidate da Udo Dirkschneider che, nel pieno della calura estiva, danno seguito all'EP "Infected".
L'album si apre con il passo cadenzato di una panzer song come "The Bogeyman" che deve poi far posto alle pulsazioni acceptiane della titletrack, dove colpisce un ficcante e fluente assolo di chitarra, un passo che continua ad accelerare fino a superare diversi limiti di velocità con un'inarrestabile "Speed Demon”.
Poche però le variazioni sul tema, e le riassumono la tribale (perlomeno nelle ritmiche) e corale, ma tutto sommato banale, sopratutto a livello di quei chorus un po' alla Gamma Ray, "Heavy Metal Heaven" o le note delicate e sofferte di "Stillness of Time" e "Whispers in the Dark", che confermano l'abilità e la predisposizione di Udo e soci per questo tipo di brani, sulla scia, ma non agli stessi livelli, di una "They Want War" o delle più recenti "Cry Soldier Cry" e "Tears of a Clown". Ma l'episodio più a se stante si rivela la scanzonata "Devil's Randezvous", una canzone che ricalca un po' quanto fatto a suo tempo con "Cut Me Out", senza però averne la stessa efficacia ed effetto sorpresa.
"Dominator" resta comunque un buon lavoro, con una manciata di canzoni interessanti e che sanno come tenere alta la tensione, ma che non sempre riescono a scacciare quella fastidiosa sensazione di "routine" che aleggia sul disco, e che tutto sommato non incontrano le aspettative suscitate dall'EP "Infected", la cui titletrack si conferma tra i pezzi più riusciti anche in questa occasione.

Beh… continuerò a rimpiangere "Holy".
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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