Non vorrei trasformare questa recensione in un lungo elenco di elogi nei confronti del precedente "Light Of Day, Day Of Darkness", quindi ho deciso di iniziare con un consiglio: (se non l'avete già fatto, ovviamente) uscite immediatamente e correte a fare vostro un capolavoro che a distanza di due anni non teme ancora rivali! Dopodichè potete sedervi di nuovo davanti al pc e continuare la lettura, consapevoli che anche il nuovo album dei Green Carnation è una pietra miliare che lascerà il segno, se non nelle classifiche di vendita, almeno dentro di voi. Avevo riposto enorme fiducia in "A Blessing Of Disguise", e il gruppo norvegese mi ha ripagato con un lavoro non complesso come il precedente, ma altrettanto variegato e convincente dal punto di vista delle sensazioni che la musica di Tchort sa trasmettere. Già, proprio Tchort, passato in un paio d'anni da quasi completo sconosciuto ad autentico masterman grazie al successo ottenuto con i Blood Red Throne e appunto con la sia creatura Green Carnation. Un autentico genio capace di spaziare dal black, al death vecchio stile, al rock progressivo tinto di metal. "A Blessing In Disguise" si apre con la veloce "Crushed To Dust" che mistifica quello che sarà il resto del disco presentandosi al limite di un pezzo hard rock, naturalmente impresiosito dai sapienti interventi dell'organo Hammond come già era stato su LODDOD. "Lullaby In Winter" rallenta i tempi ed è divisa in due parti, naturalmente diverse sia dal punto di vista musicale che da quello comunicativo. Ma la vera sorpresa arriva con l'highlight dell'album "Writing On The Wall": aperta da un riff che solo i Green Carnation avrebbero saputo comporre, portata all'apice da un ritornello che prende dentro e che non molla più, e naturalmente accompagnata dalla solita prestazione maiuscola della band. Qualche parola in più va appunto spesa sui musicisti coinvolti nel progetto, tutti jazzisti che non fanno mai pesare la loro preparazione grazie ad un gusto strumentistico tutto particolare, che ha il suo biglietto da visita nell'abilità del batterista di mantenere la musica semplice ma allo stesso tempo varia ed espressiva. Non ci sono parole per descrivere le emozioni trasmesse da brani come "The Boy In The Attic" o "As Life Flows By"... nove piccole "Light Of Day, Day Of Darkness" che in alcuni punti sono talmente struggenti da ricordarmi la classe dei Queensryche di "Promised Land"! Niente da fare, anche "A Blessing In Disguise" è un piccolo capolavoro che segna in maniera netta questa metà di 2003, sgomitando con la poca prepotenza che contraddistingue chi sa di essere superiore nella classifica del cosiddetto-non-propriamente-metal. Ma non importa, questo è perlomeno quello che dai Green Carnation avrei voluto continuare a sentire.
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