Eccolo qui, è arrivato e possiamo anche dire che ce l'aspettavamo, non è stato una sorpresa. Gli Atrocity sotto falso nome,
Leaves' Eyes, tornano sul mercato con questo terzo
Njord a ribadire uno stato di grazia a livello creativo che lascerà il suo segno in tutti gli appassionati di Gothic/Folk Metal di matrice sinfonica. A dire il vero non sono gli Atrocity, se non a livello di formazione, perchè si sta parlando del gruppo ad personam (questo si) di Liv Kristine, ormai da qualche anno ex Theatre Of Tragedy. E' inutile fare tanti giri di parole: la distanza a livello stilistico dal precedente Viland Saga è ridotta al minimo, semmai sono stati perfezionati quei dettagli come una produzione curata e nitida e qualche accortezza in sede di arrangiamenti che denotano una maggiore ricchezza di particolari. La melodia per ovvi motivi rimane il perno su cui fare girare un disco ricco di phatos, dove il concept gioca le sue carte con pesantezza. Stesso discorso va fatto anche per l'altra protagonista, la voce di Liv, soave e delicata, in ottima forma. Si parla del dio dei venti e della navigazione, come del resto è facilmente intuibile da una copertina dalle tinte fredde e al tempo stesso epiche, un elemento che si farà sentire all'interno del disco in canzoni come Irish Rain, Emerald Island e la title track. Non male neanche la spinta di My Destiny, il classico singolo che si discosta un po' dal tiro generale dell'album per andare a stuzzicare il lato più diretto e orecchiabile. Mi viene in mente l'ultimo disco dei Nightwish, e mi rendo conto che sia un paragone scontato e facilone, ma il pubblico a cui si indirizzano i Leaves' Eyes è essenzialmente quello. Sorvolando sul lavoro svolto dietro al bancone del mixer va sottolineata la prova di tutti i musicisti (gli stessi Atrocity in poche parole) nel sapersi barcamenare con disinvoltura fra questo gruppo e quello originario di Alexander Krull. Insomma sono anni che puntualmente si ripresentano sul mercato dimostrando una crescita costante. Njord è un album che nulla aggiunge e nulla toglie a questo settore musicale, ma la cosa più importante è che si faccia ascoltare e apprezzare per le sue doti intrinseche: buone melodie e un discreto quanto "semplice" senso della corrente operistica mai boriosa o stucchevole.
ps. Sarebbe curioso sapere come mai dal promo della Napalm Records compare sul lettore Media Player la scheda del precedente Vinland Saga. Eppure non è lui.
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