Sono passati tre anni dal loro demo di esordio, recensito alla grande dal buon Ermo su queste pagine, e finalmente anche per gli
S.L.U.G.S. arriva il momento del full length, pur se autoprodotto, ma visti i tempi che corrono ormai non è più tanto una novità, anzi sta diventando sempre di più, purtroppo, una consuetudine a cui quasi nessun gruppo può più sottrarsi. Considerazioni a parte, è un piacere ritrovare la band di Latina viva e vegeta, visto che già quando ascoltai per la prima volta “A.D. 2005” rimasi particolarmente colpito dalla freschezza delle loro canzoni e soprattutto dall’attitudine a palla che hanno questi ragazzi. Influenzati in maniera evidente, ma loro non lo nascondono affatto, anzi, ne fanno un vanto, dall’ondata primordiale del thrash, Celtic Frost e scuola tedesca su tutti, e in parti uguali anche dai Motorhead e dal loro approccio rock ‘n’ roll, ci spiattellano in faccia dieci brani vibranti, coinvolgenti e che hanno la loro forza proprio nella semplicità. Non hanno pretese ultra tecniche o innovative gli S.L.U.G.S., loro vogliono solo divertirsi, divertire, ma soprattutto spaccare tutto, e se li avete visti dal vivo potete confermare quanto ho appena detto. Elemento di spicco è senz’altro la batteria devastante di ThrasherDemo, che spacca tutto senza sosta e fa da perfetta base per i riff taglienti di Davide. A completare il tutto la voce al vetriolo di Massi, che senza risparmiare gli ormai famosi ‘UH’ di scuola celticfrostiana sputa veleno e rabbia sull’ascoltatore. I brani sono tutti semplici e lineari, con qualche leggerissimo accenno al black metal primordiale in alcuni riff, e fanno partire l’headbanging all’istante. Anche la registrazione si adatta perfettamente al concept del gruppo, con dei suoni crudi e molto ‘live’, senza inutili orpelli modernisti. “The beginning…” è un brevissimo brano di un minuto che ci catapulta verso “Satanist’s dream”, una vera mazzata tra i denti, seguita a palla da “Messiah”, e qui veramente sembra di essere stati sparati a metà degli anni ’80, quando l’Europa vibrava di nuove e violente sonorità. Non lasciano respiro gli S.L.U.G.S., picchiano duro e spingono sull’acceleratore come se per loro fosse la cosa più naturale del mondo. Sì, questo cd è assolutamente per nostalgici del vecchio thrash, e lo dico come dato positivo, sticazzi dell’innovazione. In un periodo in cui il thrash è tornato prepotentemente alla ribalta (e secondo me c’è un motivo ben preciso per questo violento ritorno, ma non è questa la sede adatta per parlarne…), gli S.L.U.G.S. si trovano perfettamente a loro agio e riescono a ritagliarsi con forza uno spazio nel sempre più affollato panorama italiano. In questa fase storica in cui molti pensano che basti indossare jeans elasticizzati e riempire il giubbetto di toppe e spille, per essere thrashers, io premio il gruppo di Latina che invece risponde con fatti e con brani vincenti. Non basta inserire la definizione ‘old school thrash metal’ nella propria biografia per potersi definire tali, bisogna dimostrarlo, e gli S.L.U.G.S. l’hanno fatto abbondantemente con questo “Sons of the wicked”. Violenza, autoironia (vedi “The ballad of dead chickens”), attitudine a palla, appartenenza al genere, sono tutti fattori che rendono vincente il cd, senza tralasciare l’aspetto più fondamentale, e cioè la musica, e vi basti ascoltare brani come “Screaming caterpillar” o “Hemorrage” per capire da soli che gli S.L.U.G.S. si meritano di diritto un posto nei primi cinque gruppi di thrash metal old school della penisola.
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