Non potete immaginare quanto abbia atteso l'uscita di questo cd, e finalmente dopo le prime anticipazioni su titolo e cover, quest'ultima nuovamente uscita dalle mani del mito di tutti i metallers
Ed Repka, riesco ad impossessarmi del promo dopo aver sbirciato a destra e a manca leggendo qualche recensione di qualche collega di altre 'zine per farmi un'idea su quale potesse essere stato il contenuto di
"The Roots Of Trash", terzo studio album dei nostrani
Hyades dopo essere stato completamente rapito dal precedente lavoro "
And The Worst Is Yet To Come".
Partendo dal fatto che sono perfettamente a conoscenza che qualsiasi recensione si basi su un giudizio più o meno personale che il recensore abbia del disco pur non volendolo, ammetto che la mia visita in giro per il web mi aveva spiazzato completamente; ok gli Hyades certo non sono innovatori del genere, la produzione dei loro dischi e la loro tecnica certamente si rifanno a band icona delle sfumature più classiche del thrash a cavallo degli anni novanta, ma continuare a leggere definizioni come "thrash revival" è sempre molto riduttivo e la cosa mi fa storcere sempre il naso quando il termine è associato a band come gli Hyades, perchè la band riesce a combinare rabbia, indignazione, satira, divertimento e tantissimo mosh in un unico lavoro senza rimanere nella monotonia della stragrande maggioranza delle thrash band che escono come funghi da tutte le parti della terra.
Mark, Lorenzo, Marco, Rodolfo e il nuovo Jerico, già
Subliminal Crusher, se ne escono con un full lenght dalle diverse sfaccettature, la band infatti si affaccia in molti generi musicali vicini al proprio ambiente senza discostarsi troppo da quello che è il loro tipico sound, una intro malinconica e per metà acustica "
Long Way Back Home" e poi il tuffo a piedi pari nel metal più indignato e incazzato.
Track by Track: "
I Belong To No One" ha fortissime influenze trashcore, di notevole impatto e con un potentissimo tiro è la first-track per eccellenza, seguita a ruota dall'inno anti poser "
A.F.M.S." che parte ritmata da una cadenza molto doom, ma che dopo poco si rivela essere un classico pezzo Hyades in pieno
Tankard Style soprattutto per il "Take a Whisky, take a Beer" ripetuto nel ritornello, che vi assicuro è impossibile non cantare.
"
United In The Struggle" più rilassata, ma allo stesso tempo ribelle, è il momento più riflessivo dell'intero disco dove Mark e Lorenzo danno sfoggio a tutta la loro abilità solista in attesa di puntare nuovamente il dito contro qualcuno nella insofferente "
The Problem Is You" mentre "
The Great Deceit" combina la classicità del Thrash d'oltreoceano a sonorità più europee e più tecniche trasformandosi a metà canzone in una violentissima fusione di riff, pedalate di batteria e soli strappa applausi (qua ci vuole pure la standing ovation n.d.a.) tanto che farete come me e la farete suonare nuovamente dall'inizio, ma poi basta, perchè "
Still In The Trash" non può certamente aspettare e di conseguenza "
Alive But Dead" che riporta alle orecchie, anche grazie alla voce di Marco, uno dei grandi amori di Lorenzo, gli
Exodus...e mamma mia che potenza!!!
"
Worse Than The Silence", altra song categorica ed incazzata, precede
"The Moshing Reel" (Hyades III) proseguo di "Hyades" e di "Wops Still Thrash", che per questo richiama subito alla mente la saga di "
Overkill", è l'ultima traccia di proprietà Hyades, di nuovo più studiata e concentrata è l'ottima closer pacata e convincente che prova a lasciarti in bocca quel ché di piena soddisfazione alla fine dell'ascolto del disco, ma l'album non finisce qui; Mark e soci ci deliziano pure con una cover degli
Offspring, niente meno che "
Come Out And Play", pietra miliare di Dexter e soci è l'ennesimo incentivo a comperare il cd.
Disco stupendo, altri commenti forse sono pure inutili, non rimane che chiedersi se nel titolo del cd, visto quanto appena detto, ci può stare un gioco di parole tra trash e thrash e partire di corsa ad acquistarlo.
Il mio voto resta il solito dato al disco di due anni fa, se avete bisogno di Thrash Metal qua ce ne sta tantissimo!
Thrash Now, Work Later!