Bad Sister - Because Rust Never Sleeps

Copertina 6

Info

Anno di uscita:2009
Durata:58 min.
Etichetta:Distinct Music

Tracklist

  1. SURRENDER
  2. ZONE ZERO
  3. TAKE ME AS I AM
  4. UNLESS YOU TALK TO ME
  5. CARRY ON
  6. ROCKY ROAD
  7. HEAT OF THE NIGHT
  8. HARD TIMES SHUFFLE
  9. DON'T LOVE ME AGAIN
  10. THROUGH THE NIGHT
  11. BLACKMAILED
  12. TALK TO YOU LATER
  13. LAST TRAIN

Line up

  • Suzie Lohmar: vocals
  • Sven Lange: guitars
  • Kai Beyer: keyboards
  • Werner Kaul: keyboards
  • Jörn Saul: bass
  • Kai-Ove Kessler: drums

Voto medio utenti

A diciotto anni dall’ultimo album in studio (“Out of the business”, seguito del debutto “Heartbreaker” del 1989) e a sei dalla precedente testimonianza discografica in forma live, torna a (cercare di) far sentire la sua voce anche questa female fronted hard-rock band tedesca, confidente che la tipica voglia di “anni ‘80”, piuttosto diffusa di questi tempi, riesca a riservarle qualche apprezzabile soddisfazione.
Diciamo subito che la partenza non è delle migliori: se per (ri)conquistare l’attenzione di fans e critica ci si affida ad un singolo marchiato da un riff palesemente “ispirato” a quello di “Rock you like a hurricane”, forse c’è qualcosa da rivedere nelle capacità e nella “sicurezza” artistiche di un gruppo che dovrebbe essere, vista la sua “storia”, abbastanza esperto, smaliziato e preparato.
“Surrender” è un pezzo gradevole, e ci mancherebbe pure con una base armonica così incisiva e familiare, ma la derivazione è fin un po’ troppo vistosa, e qualche dubbio su quello che ci aspetta lo lascia.
Del resto, però, un’analoga sensazione l’avevo provata anche durante l’ascolto di “Get it on”, brano di spicco del debutto dei Kingdom Come, e quindi, ricordando proprio quanto, poi, ho amato quel disco, ho soffocato diffidenze e preconcetti, avanzando come se niente fosse, nel programma di “Because rust never sleeps”.
Fortunatamente nel prosieguo non assistiamo ad un classico fenomeno di Scorps-clones, (e comunque riprodurre, indirizzata ad un altro “maestro”, la competenza e l’eleganza di Wolf & C. non sarebbe stato affatto facile!) e anche per i Bad Sister (come per molti altri loro colleghi!) gli Scorpions rimangono solo uno dei modelli a cui rivolgere il proprio sguardo d’ammirazione, in questo caso accompagnato da nomi altrettanto autorevoli quali Heart, Deep Purple, Uriah Heep (oppure, rimanendo sullo stesso “suolo geografico”, Lucifer’s Friend!), Journey e, in generale, i grandi dell’AOR americano, seguendo le piste di Witness, Bonfire, Private Life e Laos.
Insomma, un rock duro raffinato ed elegante che si rivolge essenzialmente ad un pubblico attento alle melodie fresche, “facili” e languide, inserite in un tessuto armonico che dovrebbe solleticare i sensi e risultare memorizzabile fin dal primo “incontro”.
Beh, la questione è proprio questa, il disco appare poco più che sufficiente in quanto la sua efficacia è piuttosto alterna, con brani piacevoli che lasciano il posto a canzoni davvero poco efficaci.
Direi che i momenti raccomandabili sono in ogni modo da ricercare nei temi maggiormente sensibili e appassionati (“Take me as I am”, “Unless you talk to me”, “Don’t love me again”), dove la vocalist Suzie Lohmar riesce a recitare abbastanza efficacemente il ruolo di “Regina di cuori”, rincorrendo lo stupefacente stile interpretativo di Ann Wilson, ancora piuttosto da “lontano”, a dire la verità, anche a causa di un timbro vocale non particolarmente emozionante.
Le situazioni più esuberanti ed gagliarde appaiono, viceversa, abbastanza scontate e poco impressionanti (“Heat of the night”, “Through the night” e “Talk to you later”, cantata da Petra Degelow, offrono gli spunti migliori), nonostante non si possa mai parlare di circostanze palesemente moleste.
Il problema è forse la presenza di quella “ruggine” evocata nel titolo del disco, la quale anche senza fare danni “irreparabili”, ha limitato la disinvoltura e la forza espressiva della band. Non ci resta che attendere e vedere se alla prossima occasione gli ingranaggi di questa “solida” macchina teutonica saranno veramente “oliati” a dovere …
Recensione a cura di Marco Aimasso

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