Una cosa che MAI mi sarei aspettato di ascoltare nella mia vita è la fusione tra "Freezing Moon" dei Mayhem e "Tubular Bells" di Mike Oldfield, inframezzata da un "Terzo Incontro" che non ho ben capito se sia un famoso pezzo pezzo de "Il Balletto di Bronzo". Sembra strano, ma nessuno aveva mai pensato all'ovvia unione tra il famoso tema del film "L'Esorcista" e l'altrettanto orrorifica canzone dei Mayhem... bisogna in ogni caso ammettere che l'accostamento funziona! Gli Hortus Animae suonano questa cover con estrema disinvoltura, addirittura permettendosi nel finale di decuplicare la già incredibile velocità alla batteria di Hellhammer. La stessa disinvoltura con cui il gruppo riminese affronta un genere complesso come il black metal sinfonico spingendosene ai confini e spesso andando anche oltre, rimescolando i canoni con un'opera di bastardizzazione ottenuta con l'introduzione di elementi anche gotici. Nulla di trascendentale, ma la miscela riesce spesso a fare il botto anche grazie alla strabiliante qualità tecnica dei membri del gruppo: se il batterista non ha assolutamente bisogno di presentazioni (avendo suonato anche con Ancient e Doomsword), vanno per forza menzionati il bravissimo tastierista (mai fuoriposto, e fissato con melodie che derivano più o meno direttamente dal valzer) e il chitarrista dotato di ottimo gusto sia elettrico che acustico. I "problemi" arrivano quando la componente gotica si fa predominante: non so se sia un bene o un male, ma la canzone che mi è piaciuta di più è proprio quella "Springtime Deaths" che tanto deve al gothic rock! La cosa che mi fa più piacere è che proprio un gruppo italiano sia riuscito, anche in piccola misura, a reinventare un genere che sembrava andato in fallimento, fino ad arrivare ad una splendida cover che ne evidenza pienamente le qualità e i pregi. Proprio per questo ho deciso di premiare questo disco suonato con spontaneità e sincerità, sperando che magari serva di lezione a tutti quei cloni dei Dimmu Borgir che non hanno ancora imparato a comporre usando la loro testa invece che i dischi degli altri.
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