Gli déi li detesteranno anche, ma a quanto sembra hanno dotato Karl Sanders, George Kollias e Dallas Toler-Wade di un'inventiva ed un'ispirazione "divina" (passatemi il gioco di parole). Tornano i
Nile dopo il buon "Ithyphallic", primo nato dalla collaborazione con la Nuclear Blast, e questa volta lo fanno con un disco che spazza via qualsiasi altra uscita.
La label tedesca è nota per "ammorbidire" il sound dei nuovi acquisti, ed effettivamente anche i Nile del dopo-Relapse si sono in qualche modo adattati alle esigenze del mainstream ma non hanno mai sputtanato loro stessi nè le loro radici. Prendete a titolo d'esempio l'iniziale "Kafir!": più death metal che brutal, struttura decisamente lineare che esplode poi sul refrain, anthemico e in un certo senso anche melodico, dove, credetemi, non potrete fare a meno di cantare anche voi "There is no God!". Ma non spaventatevi, perchè i Nile non si tirano indietro quando c'è da picchiare: Sanders sfodera il suo bel vocione cavernoso che è rimasto intatto, anche se forse leggermente più intelligibile rispetto al passato; se poi Kollias guadagnasse un nichelino ogni volta che tocca la pelle del rullante o della cassa a quest'ora Paperon dè Paperoni gli farebbe una pippa. La seconda "Hittite Dung Incantation" è un altro brano killer, efficace, immediato, ma anche brutale e violento, uno degli apici dei Nile del posy "In Their Darkened Shrines". Si arriva alla doppietta "Those Whom The Gods Detest"-"4th Arra Of Dagon" ed i tempi rallentano, proponendoci dei Nile nella loro versione più epica, evocativa, sulfurea e maligna, con due brani piuttosto articolati (8 minuti circa a testa) ma mai ridondanti o noiosi. Nel giro di metà "Permitting The Noble Dead To Descend To The Underworld" Kollias si compra una villa con piscina, box auto ed annesso terreno edificabile, facendo decollare un'altra volta i ritmi con un pezzo ispirato e esaltante. Ci pensa "Yezd Desert Ghul Ritual in the Abandoned Towers of Silence" a propinarci l'immancabile momento etno-acustico, ottimo per riprendere il fiato un attimo prima che la tempesta di sabbia di "Kem Khefa Kheshef"-"The Eye of Ra"-"Iskander D'hul Karnon" spazzi via quel poco che rimane dell'incauto ascoltatore.
Dopo il buon "Ithyphallic", i Nile sfornano un disco che è in grado di competere con "In Their Darkened Shrines" e "Annihilation Of The Wicked", pur mostrando un approccio certamente più "easy" (per modo di dire) e melodico che altro non potrà fare se non allargare la schiera dei fan dei faraoni del death metal.
Insomma, il cazzone in copertina del disco precedente ha portato fortuna e fertilità a questa splendida band che non cessa di essere tra i nomi più importanti del panorama death metal mondiale.