Durante la preparazione del materiale per la recensione del nuovo album degli
Evergreen Terrace mi è capitato di leggere un'intervista al chitarrista Joshua James. Nelle sue dichiarazioni si poteva chiaramente capire come e quanto la recessione economica statunitense li abbia colpiti duramente in termini di vendite e guadagni, tanto da mettere in serio pericolo la sopravvivenza del gruppo stesso. Questa considerazione mi ha molto colpito, in quanto è una testimonianza diretta di quanto un fenomeno di tale portata possa ripercuotersi direttamente in tutti i tipi di realtà più o meno piccole. I nostri hanno anche dovuto far fronte ad un cambio di formazione importante, ma nonostante tutto sono riusciti a dare alle stampe questo "Almost Home", che tutto sommato mantiene inalterate le coordinate stilistiche, forse con una maggior spazio per le parti più melodiche e pulite. Che, detto tra noi, sono i momenti dove gli ET riescono a dare il meglio di se, dove risalta in maniera più evidente tutta la loro ispirazione e la freschezza. Ciò che sembra mostrare le corde invece è il contesto vocale aggressivo, che con il passare degli ascolti diventa un po’ troppo monocorde e senza mordente. Gusto personale, certamente, ma quella timbrica quasi afona incomincia ad indispormi, penalizzando quindi il piacere dell’ascolto. Per il resto, che dire, tutto nella norma, sia dal punto di vista esecutivo che della produzione: siamo di fronte comunque ad un bel prodotto davvero ben confezionato e suonato con professionalità e tutto sommato con buona convinzione. Ma davvero tutti noi ne sentiremmo la mancanza? Ai lettori l’ardua sentenza!
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