I francesi
Nine Eleven fanno parte di quella generazione che sta andando a popolare sempre di più i gironi dell'Hardcore contemporaneo: molto meno devastante di quello delle origini, e più attento ai deliri personali in riferimento agli svariati ambiti della società e dei rapporti umani. Se le tematiche resteranno sempre invariate allora questo stile musicale ha un futuro longevo davanti, e una continua fonte di ispirazione. Al secondo appuntamento discografico la band non si fa prendere alla sprovvista, ormai la strada intrapresa è quella definitiva: un'aggressività in sede esecutiva non così esasperata, aspetto che viene invece bilanciato con le solite vocals isteriche del singer, intento a cantare i suoi testi con i riferimenti di cui sopra.
City Of Quartz va detto, non offre nulla che non sia già stato detto negli ultimi anni in questo settore, ne ricalca invece i più classici stilemi in canzoni come The New Shame Of Punk To Come, The Quick And The Dead oppure nella title track. La verità è che l'omogeneità di fondo che caratterizza questo album è elevata e non permette la messa in evidenza di chissà quali picchi creativi. I Nine Eleven picchiano forte (o vorrebbero riuscirci in pieno), ma non nella maniera dei Nile, diciamo che in riferimento alle loro esigenze riescono a sottolineare quel senso di disagio e di poca compatibilità con il pianeta terra. Peccato soltanto che di gruppi così il mercato ne sia saturo.
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