Copertina 5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2003
Durata:36 min.
Etichetta:Xtream Music

Tracklist

  1. ME, THE MISANTHROPE
  2. THE MOON, THE SUN, THE STARS
  3. QUAERITE LUX IN TENEBRIS
  4. PRASISING THE DEPARTURE OF SPIRITUAL STRANGHT
  5. BENEATH THE FADING ECLIPSE
  6. SACRED WAR
  7. CRESCENT MOON
  8. THOSE SPECTRES WITHIN
  9. TRANSENFLAMED VISIONS OF YOUR MORTAL END

Line up

  • Lazar: vocals, guitars, keyboards
  • Kniaz: bass
  • Yanarrdakh: drums
  • Herr Stalhammar: lyrics, concept

Voto medio utenti

Sono russi, fanno black metal sinfonico e si occupano di interessanti tematiche sull'occulto e sullo spazio nella sua accezione più fantascientifica. I presupposti per ascoltare un buon album, particolare e perché no originale e fresco, c'erano tutti, vista soprattutto la giovane età dei componenti della band e la nazione d'origine, non certo rinomata per questo tipo di sonorità; purtroppo le aspettative non trovano riscontro nell'ascolto. Non è certo la tecnica a mancare ai ragazzi in questione, ma la lucidità che avrebbe dovuto permettere loro di proporre un disco vario e godibile. Ogni canzone infatti, presa singolarmente risulta interessante, non certo originale, ma comunque meritevole d'ascolto, soprattutto visto che i Nostri sono solo al secondo album; ma la piattezza dell'insieme è veramente preponderante su tutto il resto. Il problema è che quando una band vale davvero, lo si vede già dai primi "vagiti", e qui si capisce che non ci troviamo di fronte ad una rivelazione dell'ambito estremo, bensì all'ennesima clone-band dei Dimmu Borgir o Dei Cradle of Filth. Riuscire ad ascoltare completamente quest'album, risulta difficoltoso e snervante, proprio per la vacuità dello stesso: composizioni che riprendono pedissequamente gli schemi triti e ritriti del black sinfonico, a partire dagli stacchi "melodiosi" di tastiera, fino alle sfuriate più black. Sin dalla prima traccia sono evidenti le influenze già citate dei Dimmu Borgir o dei Cradles, non ancora ben assimilate e spesso tanto simili da far gridare al plagio; quando c'è la tecnica individuale, non c'è nulla di peggio che sedersi sugli allori e sfruttarla al massimo, senza riuscire a trasmettere del pathos all'ascoltatore; il pathos, quella sensazione che si prova quando si ascolta un disco dei Bathory, la prova che la tecnica e le superproduzioni sono nulla senza la passione e il coinvolgimento di chi vuole davvero trasmettere le proprie emozioni. "Quaerite Lux In Tenebris" è dunque un disco che si lascia ascoltare, magari mentre si è intenti a fare altro, ma che palesa una scarsissima quantità e soprattutto qualità di idee solo in parte equilibrate dalla discreta prestazione dei componenti. Una menzione la meritano i testi, forse la parte più interessante del lavoro, belli, coinvolgenti e molto affascinanti; addirittura un componente della band è addetto esclusivamente alla composizione delle lyrics. Alla prossima, con la speranza che nel frattempo i Rossomahaar maturino e possano offrire un terzo disco più convincente, le possibilità ci sono!
Recensione a cura di Alessio 'Slayer' Noè

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