Fomento - Either Caesars or nothing

Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2009
Durata:36 min.
Etichetta:Coroner Records

Tracklist

  1. HD80606B
  2. THE DIE IS CAST
  3. PANDORA’S BOX
  4. THE 13TH DEMON
  5. KILL FASHIONCORE
  6. WELCOME TO THE BROTHERHOOD
  7. FAITHLESS
  8. THE END OF THE REPUBLIC
  9. MENTICIDE
  10. COTARD'S SYNDROME
  11. THE EGYPTIAN MARCH
  12. BURIAL AT SEA

Line up

  • Marco Krasinski: vocals, bass
  • Manuel Minerva: guitars
  • Fabrizio Damiani: guitars
  • Matteo Rimshot: drums

Voto medio utenti

I Fomento sono il classico esempio di band figlia dei nostri tempi… famosi prima ancora di pubblicare il proprio esordio, grazie ad un passaparola feroce su Myspace, arrivano al tanto atteso full length lo scorso anno, autoproducendo e pubblicando “Either Caesar or nothing”, manifesto sia sonoro che concettuale del loro modo di intendere la propria musica. Ad un anno di distanza la Coroner Records decide di ripubblicare l’album. Veste grafica nuova, due tracce aggiunte, un’intro, ed il gioco è fatto… Ma cosa suonano i Fomento? Bella domanda… Non è semplicissimo descrivere la loro proposta. Diciamo che per farlo potremmo partire da una sorta di metalcore, aggiungendoci però la furia del thrash metal (forti le influenze degli Slayer in più di un passaggio del disco), la ferocia di un certo tipo di death, non solo per quanto riguarda la voce di Marco, senza scordarci una buona dose di modernità derivante da band come Fear Factory, dai quali i nostri estrapolano alcune parti più fredde e cibernetiche. Al di là dell’inquadramento stilistico, una cosa è certa, i Fomento picchiano duro, e non lasciano molto all’immaginazione. Sono diretti, d’impatto, e se proprio vogliamo trovare una parola che possa far capire al meglio di cosa stiamo parlando, direi che questa può essere decisamente groove. Già, è proprio l’amalgama sonoro l’aspetto che più di altri colpisce durante l’ascolto di questo “Either Caesar or nothing”, visto che manca la classica highlight, quindi l’album deve essere apprezzato nel suo insieme, proprio grazie al muro sonoro che i nostri riescono a mettere su. E questo comunque lo dico in senso positivo, così come dico che pur non avendo inventato nulla di nuovo, i ragazzi romani riescono a mescolare talmente bene le loro influenze che alla fine il loro sound risulta essere anche abbastanza personale, per quanto paradossale possa sembrare questa cosa. Insomma, i Fomento hanno le carte giuste in mano, ora sta solo a loro giocarsele nel migliore dei modi per cercare di emergere dal marasma generale dell’italica scena estrema.
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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