Chronophage non è un album dei più comuni, perchè si riveste di un'originalità dovuta a delle scelte artistiche che all'apparenza possono anche ingannare; è un disco strumentale, e molti di voi in questo momento staranno pensando ad un susseguirsi di scale e di note che neanche Malmsteen… e questo è il primo errore. I
Tomydeepestego vivono invece di emozioni opposte, fatte di semplicità sul piano della grammatica musicale, ma complicate invece sotto l'aspetto esistenziale, del concept e del suo venire alla luce. A volte non è facile riuscire ad interpretare i testi di molte canzoni, figuriamoci riuscire ad inserirsi in un discorso in cui le liriche non esistono proprio, e viene tutto relegato alle immagini e ai suoni. Dare un'etichetta alla musica di questi ragazzi capitolini è un'impresa ma giusto per rendere l'idea si potrebbe azzardare a dire che sono un calderone di Post-Hardcore, di rallentamenti Sludge e di tutta una serie di visioni a cavallo fra lo psichedelico e la sperimentazione, ovviamente sempre nel solco tracciato da tutto ciò che sia Rock, e che quindi scaturisce dai tre strumenti basilari: basso, chitarra, batteria. Potreste provare ad ascoltarli fissando la copertina di Chronophage, che con quel viso sormontato da una sequenza di numeri colorati ben indirizza la mente in un mondo fatto di suggestioni e pensieri, magari proprio quel flusso di coscienza che ispira la band nel portare avanti un discorso non propriamente "normale", e questa è la loro forza. Molto raffinati nel costruire le canzoni, ma anche decisi quando le chitarre ritmiche disegnano tappeti sonori onirici, insomma un bel miscuglio di svariati elementi che ritrovano un punto di coesione nel momento in cui riescono ad esprimere la loro voglia di non farsi catalogare. Le avvertenze parlano chiaro: Chronophage non è una passeggiata di salute, ma un vero viaggio sonoro.
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