Quella dei
Dark Illusion non è certo stata una grande avventura, dato che sebbene abbia preso il via addirittura nel lontano 1982 è rimasta in cantiere per un sacco di tempo, prima di riprendere vita nel 2003.
Negli anni sono però cambiate le coordinate musicali verso le quali il leader e principale compositore Tomas Hultqvist ha indirizzato il gruppo, e così dopo un inizio più vicino al Rock, ora i Dark Illusion suonano indubbiamente Heavy Metal, tra sonorità ottantiane ed uno Swedish Power alla Hammerfall.
"Where The Eagles Fly" è già il loro secondo full lenght, dopo "Beyond the Shadows" (del 2005, da segnalare la presenza su questo album dell'ex batterista dei Gotham City, Jonas Östman) e di un EP, "For Just Another Night", uscito invece nel 2003.
Ad affiancare il già citato Hultqvist, su "Where The Eagles Fly" troviamo il batterista Johan Kullberg, l'ex bassista dei Lion's Share Pontus Egberg e sopratutto un cantante di esperienza e valore quale Thomas Vikström, che oltre alle tante comparsate ha marchiato a fuoco le uscite di diverse formazioni, e tra queste Stormwind, Candlemass e Therion. Spesso, ad esempio su brani come "Dark Journey", "Running Out of Time" o "Only the Strong Will Survive" la voce di Vikström tende a ricordare quella di Joacim Cans, ed in effetti, al di là di un feeling più Rock e meno Metal, non siamo poi molto lontani da quanto proposto dagli Hammerfall, mentre su "Evil Masquerade" ecco invece un Vikström abile nel riecheggiare un "piccolo grande" cantante quale Ronnie James Dio.
La scattante ed accattivante opener "My Heart Cries Out for You", è poi lesta nel ricalcare le linee guida che hanno portato al successo i Sonata Arctica (che fanno capolino pure su "Destiny's Call") con l'aggiunta di un bel tocco helloweniano, che non fa mai male e che ben predispone per il prosieguo dell'album.
Tra i pezzi più riusciti si segnalano sicuramente tanto "Land of Street Survivor", dove Vikström ci chiarisce perché sono in tanti a cercare la sua collaborazione, ed anche Tomas Hultqvist piazza un gran bel riff, quanto la conclusiva "Epic", che abbina all'incedere deciso, talvolta marziale, buone soluzioni melodiche e la conferma del buon gusto di Tomas Hultqvist anche per gli assoli.
Non inventeranno nulla, ma lo fanno dannatamente bene.
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