L’impatto del metal, la fantasia del rock progressivo, la classe del migliore hard melodico e un pizzico importante di schizofrenica teatralità, condita da un’estetica Grand Guignol (tra il maestro Alice Cooper, i Death SS di “Humanomalies” e gli incubi di Tim Burton), sono gli ingredienti fondamentali di questa bellissima “strenna”, che Babbo Natale ha voluto concedermi addirittura in anticipo rispetto alle tempistiche usuali (si vede che sono stato proprio “bravo”!).
In realtà, “Freakshow”, l’album di debutto degli svedesi
TimeCode Alpha è uscito nell’estate di quest’anno, ma solo ora, mentre il mondo è pervaso dalla “classica” frenesia natalizia, giunge ad allietare le mie giornaliere sessioni d’ascolto indirizzate alla ‘zine più “gloriosa” del web.
Il disco è una vera sorpresa, riesce a far convergere, filtrandoli in maniera assolutamente carismatica, brandelli dell’aristocrazia britannica di Yes, Genesis ed ELP, bagliori della titanica forza espressiva dei Black Sabbath e dei Rainbow dell’era Dio, la sensibilità melodrammatica dei Queensryche, mescolati con la tipica vocazione scandinava al class rock, in un “frullato” sonico in cui le prestazioni di band come Dream Theater, Evergrey, Pain Of Salvation e A.C.T, appaiono come credibili e prolifiche contiguità artistiche.
Se Mads Clausen (Biscaya, Empire, … davvero eccellente la sua prestazione!) e Ken Sandin (Alien, DaVinci, Swedish Erotica, Kee Marcello's K2, …), sono “vecchie” conoscenze che, grazie al loro curriculum, garantiscono preparazione, affidabilità e pure una certa “predisposizione” naturale ad alcuni dei soggetti trattati, “l’incontro” con Peter Lazar, che del progetto è il fondatore e il principale compositore (oltre che coadiutore esecutivo), rappresenta per il sottoscritto una circostanza degna di evidenziante nota, tanta e tale è la qualità con la quale egli rende i brani del suo gruppo momenti di notevole creatività senza perdere mai di vista la loro efficacia e fruibilità.
Nessuna soluzione particolarmente “cerebrale”, quindi, ma tanta buona musica tecnicamente ineccepibile, concepita con grande attenzione, maturità e intelligenza, fatta di armonie enfatiche, eleganti, colte e volubili, e tuttavia sempre sagacemente catchy.
Un organetto “d’ordinanza” introduce la title-track, e la sua melodia vaporosa e risoluta ci conduce ad una “Driving my car” contemporaneamente “solenne” e “accessibile”, seguita dal mood seduttivamente tenebroso di “Face the ground” e di "Liar”, dall’incedere fatale e “alienato” di “Illusion”, stemperato nelle melodie iridescenti di "Do we care at all”.
“If my lips could reach God’s ear”, "You have to understand”, “What’s the point” e, in parte, pure gli arrangiamenti forbiti di “Mr. Looser” mostrano il versante più propriamente vicino “all’art-rock” della band e accontenteranno chi cerca sensazioni maggiormente “stranianti” e immaginifiche, mentre il “dramma” di “Confess before God” riporta il clima sonoro su territori palesemente cupi ed evocativi, "You rock my world” prosegue l’opera di conquista sensoriale tramite un tema raffinato ed emotivo, e con la buona “Create” (e la breve reprise dell’opener), si chiude un albo piuttosto avvincente, che si avvale, a ulteriore garanzia di una resa sonora nitida ed equilibrata, del missaggio del noto e abile Andy LaRoque, il quale appare anche come uno degli importanti ospiti di questo “Bizzarro Spettacolo”, dove scintille di genialità non “ostacolano” la riuscita di belle canzoni.
Un’ultima notazione, che si riallaccia all’incipit di questa dissertazione: dal 1° dicembre è disponibile “Try to make nice” (Spinfox/Manora Records) un singolo natalizio i cui proventi andranno all’UNICEF.
Potenza, estro, classe, acume e pure filantropia … non manca proprio nulla ai TimeCode Alpha per farsi apprezzare da chi ama le cose non banali, fatte con passione autentica e caratterizzate da un gusto artistico superiore.