Terzo album per i californiani
Prymary, band da sempre ancorata su un prog-metal sofferto e melanconico, seppur potente nelle strutture strumentali, molto accostabile agli Evergrey, per questo loro senso di dolore nei testi e negli arrangiamenti.
Questo terzo capitolo della loro carriera ce li restituisce in ottima forma, con un cd, “
The Enemy Inside”, che, pur non essendo un concept, annovera al suo interno composizioni tutte incentrate sul tema della disillusione, e dell’autodistruzione dell’uomo. Insomma, una ventata di allegria! A parte le facili battute, le composizioni di questo platter sono solitamente lunghe, a partire dalla title track, magniloquente suite piazzata all’inizio e spalmata sui primi cinque numeretti del cd, per concludere nell’ultima “
Trial and Tragedy”, anche questa superante i 20 minuti e suddivisa in 5 movimenti, ma stavolta tutti racchiusi nella traccia 9.
La farina del sacco dei Prymary è di ottima qualità, sebbene gli arrangiamenti risultino a volte un pò fini a sé stessi, come a voler indugiare un pelino troppo sulle (indiscutibili) capacità tecniche del combo; peraltro, la voce dell’ottimo Jackson Heskett sa ben riempire lo spettro vocale, senza mai risultare stancante o fastidiosa, pur non avendo, di suo, un’impostazione lirica o operistica, che tanto di moda vanno di questi tempi. Insomma, il nuovo cd dei Prymary è un lavoro affascinante, oscuro e da ascoltare con attenzione, perché svela le sue mille sfumature solo ad un ascolto ripetuto ed attento. Consigliatissimo agli estimatori del prog-metal più arzigogolato, intricato e da decifrare.
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