Copertina 8,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:1981
Durata:35 min.
Etichetta:Carrere

Tracklist

  1. FULL MOON
  2. NIGHT OF THE DEMON
  3. INTO THE NIGHTMARE
  4. FATHER OF TIME
  5. DECISIONS
  6. LIAR
  7. BIG LOVE
  8. RIDE THE WIND
  9. FOOL TO PLAY THE HARD WAY
  10. ONE HELLUVA NIGH

Line up

  • Dave Hill: vocals
  • Mal Spooner: guitars
  • Les Hunt: guitars, bass
  • John Wright: drums
  • Chris Ellis: bass

Voto medio utenti

Gli inglesi Demon sono una band Heavy Metal dai più collocati nel calderone – non so se a torto o a ragione – della corrente New Wave of British Heavy Metal (N.W.O.B.H.M.).

Si formano nel 1980 a Leek nello Staffordshire, per volere del cantante Dave Hill e del chitarrista Mal Spooner, che purtroppo morirà pochi anni dopo per polmonite (1984). Assieme a loro ci sono anche Les Hunt (chitarra solista), Chris Ellis (basso) e John Wright (batteria).
Sono tutti musicisti militanti da molti anni in varie formazioni dell'underground inglese, con alle spalle un forte background Rock/Blues, il quale permea fortemente tutte le loro composizioni.

Nel 1981, i cinque ragazzi dello Staffordshire diedero alle stampe il loro album di esordio: "Night of the Demon" (Carrere Records).
Il disco è un condensato di Heavy Metal sapientemente amalgamato con il Rock e il Blues tradizionali, al punto che resta difficile accostarlo a pieno all'Heavy, tant'è che in molti frangenti sembra di essere al cospetto di un disco Hard 'n' Heavy piuttosto che ad un vero e proprio prodotto Metal. Se poi prendiamo la frangia della N.W.O.B.H.M., ne risulta ancora più difficile il suo accostamento, dato che ciò che più contraddistingueva tale movimento rispetto all'Heavy classico di gruppi come i Black Sabbath, era oltre ad un incremento della velocità esecutiva, la progressiva attenuazione della corrente Blues e Hard Rock a favore di un sound più metallico, e dall'altro lato, un avvicinamento al Punk, dal quale per l'appunto proveniva una certa attitudine più feroce e in your face.
In ogni caso, "Night of The Demon" presenta anche momenti duri e selvaggi, ed in generale un mood compatto e granitico grazie soprattutto al riffing quadrato di Mal Spooner, e al cantato arrembante di Dave Hill.
Altri elementi che garantiscono un tocco Heavy al disco sono i testi, la copertina e le atmosfere, le quali in parte protendono verso un'aura demoniaca e horrorifica. Tant'è che anche le esibizioni live della band di quel periodo si contraddistinguevano per l'utilizzo di trucco e di scenografie oscure. Componente che andrà via via scemando già con i seguenti "Unexpected Place" e "The Plague", quest'ultimo a tutti gli effetti un disco Prog Heavy/Rock, con uno spostamento su tematiche socialmente impegnate.

Calandoci a volo d'angelo sui piccoli demoni contenuti nel debut album dei musicisti di Leek, le danze si aprono con la tetra e horrorifica intro "Full Moon", a mio modo di vedere l'unico punto davvero inquietante del disco, per poi sfociare nell'immortale "Night of the Demon": riff catchy, refrain irresistibile ed Heavy fino all'osso. Si prosegue con la pesantezza horror di "Into the Nightmare" per poi giungere al solenne mid-tempo in pieno stile British di "Fathers of Time"; dopo la quale ci troviamo di fronte a brani ancor più ancorati alla tradizione Rock/Blues come la corale "Decisions", la sguaiata "Liar", "Big Love", "Ride The Wind" e "Fool to Play The Hardway", per poi culminare con l'Heavy granitico e selvaggio della già citata "One Helluva Night".

La produzione affidata ai Demon stessi, affiancati da Pete Hinton per il mixaggio e John Brierly per quel che riguarda le registrazioni, è davvero di ottima fattura: suoni nitidi, potenti, ben bilanciati e dal flavor chiaramente British.

Per quel che riguarda i testi, questi sono in parte incentrati sull'oscura presenza di spiriti demoniaci, incubi, e argomenti affini, ma non mancano canzoni che strizzano l'occhio a tematiche socialmente impegnate come potrebbe essere "Decisions", la quale lascia presagire le prime avvisaglie del cambio di sfera di interesse che verrà intrapreso con gli album futuri. È presente anche una sorta di spiritualità positiva con "Fathers of Time", nella quale si esorta il "tempo" a intervenire per lenire i mali di un mondo allo sbando.
Sono ravvisabili liriche di rabbiosa ribellione nei confronti degli impostori ("Liar"), la passione ardente e ribelle degli amori giovanili ("Big Love") e la rabbia per le sue delusioni ("Fool to Play the Hard Way"); fino ai i testi sovversivi in senso lato ("Ride the Wind" e "One Helluva Night"). Insomma, un lavoro che tocca tutte le corde tipiche del genere.

"Night of The Demon" è un grandissimo disco, appartenente ad una delle tante band che hanno popolato il sottobosco di quel tipo di Heavy – allora una novità – sorto tra il 77' e i primi anni 80', destinato purtroppo a risplendere nell'ombra assieme ai lavori di altre formazioni, come per esempio i Tygers of Pan Tang, gli Angel Witch, i più famosi ma ugualmente troppo sottovalutati Diamond Head e molti altri. Un'ombra ingiustificata data l'altissima qualità dei brani proposti in questo esordio e nel successivo "Unexpected Place".
A mio modo di vedere, la ragione di questo parziale insuccesso della loro proposta, risiede proprio nel fatto che in quel determinato contesto storico erano favoriti i gruppi che riuscivano a distaccarsi con forza dalla tradizione Rock/Blues, che ancora permeava le primissime band Heavy Metal e Hard Rock più dure; creando da un lato un effetto "shock", provocato dall'allora inusitata estremità sonora raggiunta, e dall'altro, dall'essere stati in grado con gruppi come per esempio i Motorhead o gli Iron dei tempi di Paul Di'Anno, di mettere d'accordo sia l'ascoltatore Metal che quello Punk, ampliando così il proprio bacino di utenza.

Arrivati a questo punto potremmo chiederci se "Night of the Demon" abbia ancora un senso per essere ascoltato al giorno d'oggi…
La risposta è assolutamente affermativa, e questo per due motivi: il primo perché è un disco bellissimo e rappresenta una grande testimonianza di un particolare modo di interpretare il genere, un approccio purtroppo ormai estinto. E in secondo luogo, perché a mio modesto parere, in una scena musicale che su tutti i fronti, a partire dai generi più classici – escludendo i revival – fino a giungere a quelli più estremi, procede distaccandosi sempre di più dalle proprie origini, fino a quasi diventare qualcosa di completamente diverso e difficilmente assimilabile, trovo che un ritorno al passato, alla tradizione, al Rock di matrice Blues, con lo sguardo e la consapevolezza degli sviluppi del Metal odierni, possa rappresentare un’opportunità per rivitalizzare un genere ormai inflazionato e spesso divenuto stantio.

Lunga vita ai Demon!!

Recensione a cura di DiX88

Recensione a cura di Ghost Writer

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