Esiste un disco power più bello di questo? Per il sottoscritto no. Ma gli Helloween o i Gamma Ray, gli Stratovarius, i Blind Guardian e tutti gli altri nomi che vi stanno venendo in mente? Lo so, in questo caso sono intransigente ma “The Sacred Talisman” non teme confronti con nessuno in quanto a bellezza intrinseca e guardate sottolineo bellezza e non importanza. Si perché il disco in questione fù forse l’ultimo atto legittimo di un certo power appartenente a rango e nobiltà e ha avuto il privilegio di chiudere definitivamente un’era.
Ora però fatemi fare un passo indietro nel tempo, vi voglio parlare di uno dei personaggi chiave più fondamentali per lo sviluppo dell’heavy metal in Svezia. Stò parlando di Anders Zackrisson. Si proprio lui il cantante dei
Nocturnal Rites dei loro primi tre dischi. Molti non sanno che Anders fù realmente uno dei precursori della musica dura svedese al pari di Heavy Load, Europe, Malmsteen, infatti con i suoi Gotham City tra il 1983-84 pubblicò un EP e un full lenght a nome “The Unknown” che si rivelò di importanza seminale per tutte le band svedesi successive oltre al fatto che si trattava di un disco veramente valido. Dopo aver gettato questi semi, fù sempre lui a raccoglierli a metà dei ’90 entrando a far parte dei già formati Nocturnal Rites di Fredrick Mannberg e di Nils Eriksonn, che agli albori, incredibilmente, suonavano un grezzo death metal, ma poco prima dell’uscita del loro primo bellissimo disco, si ebbe la svolta verso quelle sonorità tanto care a Zackrisson, dove troviamo gli Iron Maiden, la lezione assorbita degli Helloween era Keeper e quella spontaneità tipica di un certo modo di intendere il metal in Svezia, il tutto condito con una dose importante di FANTASIA. Tutto quello che avrebbero dovuto essere i Gotham City ora era rinato nei Nocturnal Rites.
“The Sacred Talisman” fù preceduto da un altro capolavoro, “Tales of Mystery and Immagination”, del 1997, ma è stato proprio con il terzo disco che gli svedesi sono giunti alla gloria completa. E di gloria dobbiamo parlare a ragion veduta perché l’intero platter rifulge come una spada dorata al sole di mezzogiorno. La copertina già lasciava presagire il contenuto, come il cavaliere raffigurato erano loro in quel momento a portare la sacra spada, la sacra fiamma del metal più puro. Qual è il principale merito di “The Sacred Talisman”? Cosa lo rende unico rispetto a tutti gli altri dischi power? Dopo averlo consumato credo che posso sottolineare in maniera convincente un paio di elementi. Primo: il disco è talmente fluido, spontaneo, non artificioso che è veramente una sfida quando lo si inizia non arrivare alla fine, è un qualcosa che devi per forza assaporare tutto d’un fiato non skippando niente, tutti gli undici gioielli di cui si compone “The Sacred Talisman” sono scritti in modo semplice ma non banale e ogni parte strumentale è breve ma ha sempre un maledettissimo senso nel suo contesto e risulta indispensabile, tutti suonano come se fosse l’ultimo disco della loro vita, ma soprattutto la coppia d’asce Mannberg, Norberg sono autori di una prestazione veramente sopra le righe. Secondo: la voce di Zackrisson, che pur essendo pulita ha un non sò chè di malvagio e di terribilmente serio, non è un clone di Kiske o Matos ed ha una sua precisa personalità la cui caratteristica principale è quella di donare ha tutti i brani un grande tocco di vero “romanticismo”. Questi due aspetti trovano la loro sublimazione nelle ultime tre tracce del disco, “The King’s Command”, “Unholy Power” e “Glorious”, una tripletta che ci porta direttamente nel settimo cielo del power metal fra melodie infettanti, rasoiate chitarristiche e cavalcate furiose e un Anders al TOP della forma, unico difetto, finiscono. Un’altra cosa che mi piace sottolineare è che ascoltando dischi come questo ci si diverte davvero, perché a volte si tende a dimenticare che qualsiasi forma d’arte nasce per intrattenere prima, poi anche per far riflettere, ma soprattutto intrattenere e la maggior parte dei dischi che escono oggi hanno dimenticato questo scopo.
Dopo “The Sacred Talisman”, per incomprensioni interne, Zackrisson lasciò la band e tutto cambiò per i Nocturnal Rites. Molti furono lasciati con l’amaro in bocca dalla nuova visione modernista di un disco come Afterlife e dal nuovo cantante Jonny Lindqvist, sentendosi traditi da una band che tanto aveva fatto godere. Io credo che “The Sacred Talisman” era predestinato a non avere successori, una eccellenza impossibile da superare sia dai Nocturnal Rites che da Zackrisson e allora meglio cambiare, fare altre cose. Altra cosa è invece l’appannamento compositivo che accompagna la band di Umea dal post “Afterlife” fino a oggi, sono riusciti ad inanellare un disco peggio dell’altro e non si riesce a vedere la luce in fondo al tunnel.
Di Zackrisson, dopo una fugace apparizione nei Planet Storm nell’EP “Alone”, non si hanno più notizie, ma da un geniaccio come lui dobbiamo aspettarci di tutto e chissà se un giorno non gli torni la voglia di stupirci ancora, di ritornare alla gloria passata e riscrivere un’altra pagina importante della musica metal. In fondo come diceva lui stesso in una vecchia intervista dopo l’uscita proprio di “The Sacred Talisman”:
“qui non si parla solo di musica, si tratta di andare in giro a tagliare teste!!”. Avete capito eh?
A cura di Andrea “Polimar” Silvestri