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Circus Joy affondano le proprie radici musicali in qualcosa di non facile catalogazione e già dalla copertina possono essere fraintesi. Non sono un gruppo psichedelico, anche se presentano certe sonorità dilatate e dai confini labili, non sono nemmeno Punk, anche se hanno un approccio molto low-fi, e neanche Garage per quel modo di suonare un po' sfasciato. I Circus Joy sono semplicemente tutto questo e qualcosa di più. Ad un primo impatto questo album intitolato
Laetitia lascia di stucco, anzi è veramente difficile arrivare fino alla fine evitando che improvvisi cedimenti nervosi non prendano il sopravvento. Soltanto dopo ci si rende conto che dinanzi scelte artistiche discutibili c'è una lucida volontà di creare scompiglio. La loro musica è tremendamente minimale, quasi trasparente, ma se unita ad un concept dai testi completamente in italiano, e con delle tematiche trattate quasi in maniera svogliata, ci si rende di come questa commistione possegga un certo fascino perverso. Seta Su Seta, la provocazione "oscena" de L'Alcova, ma soprattutto il sarcasmo nero di Meno Di Strano sono forse i brani migliori di questo album. Il tutto potrebbe essere etichettato come una specie di Punk senza chitarre, svuotato da quell' aggressione rozza e greve tipica del genere, e riempito da un'attitudine fra il distaccato, l'ironico e lo psicopatico. Non credo che la tipica audience di
Metal.It veda di buon gusto un disco simile, qui si teorizza con sclerotica lucidità il concetto di non-musica e di non-concept, ed è proprio questa la loro forza. In ultimo è il caso di fare presente un dettaglio, ma giusto ad onor di cronaca; in formazione sono presenti Spectre e ClauDEDI degli storici Ain Soph, e i Circus Joy sono la cosa più distante che possiate immaginare.
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