Secondo album per i texani Dixie Witch, emersi all’attenzione del pubblico con l’ottimo debutto “Into the sun”, una delle sorprese del 2001.
Il trio è stato ora accolto a braccia aperte nella famiglia Small Stone e dopo un paio d’anni passati ad incendiare palchi in compagnia di Alabama Thunderpussy, Suplecs, Halfway to Gone, Throttlerod, ecc, si è recato all’Echo Lab di Argyle, Tx, per realizzare questo atteso “One bird, two stones” sotto la guida dell’amico Jeff Pinkus (ex-Butthole Surfer, ora bassista degli Honky..).
Nessuna grossa modifica nello stile del gruppo, se non maggiore esperienza ed un songwriting più maturo e rifinito. Heavy rock solido ed essenziale, sfumature doom-blues e tanta anima southern, compatto come un macigno ma pronto ad intenerirsi alle sofferenze della vita, una sorta di Grand Funk contemporanei in abbigliamento confederato.
C’è l’aroma tranquillo delle cose buone e semplici in quest’album, ci sono le vibrazioni del rock antico che non ha fretta, quello che scorre calmo ma inarrestabile e si deve assaporare lentamente come il whiskey invecchiato, magari sognando di ammirare fantastici tramonti che infiammano la prateria.
Gran feeling sudista, energico e battente nei brani hard che formano la spina dorsale del lavoro: “Get busy”,”Goin’south”, il maglio prepotente “More of a woman” l’unica cantata da Christenson, ed ancora “On my way”, canzoni maschie e poderose prive dei fronzoli da “bulli, pupe e motori” che troppe volte hanno tolto dignità al genere. Qui c’è serietà e drammaticità, severa oscurità malinconica che nelle strepitose “Turbo wing” e “Makes me crazy” viene miracolosamente rischiarata dall’esuberanza solistica di Clayton Mills, una lead sguainata per assalti travolgenti.
Sentimenti forti ed orgoglio privo d’arroganza, ma tocco delicato ed amaro nei caldi slow “The wheel” e “Here today gone tomorrow”, ballata gioiello dedicata ad un amico scomparso, ed ancora magia della tradizione nel blues saggio e cadenzato “Drifting lady” dove Trinidad Lead, drummer tecnico e carismatico, spreme al massimo la sua voce profonda ed appassionata in un esempio di musica senza tempo.
Si chiude con l’incanto di “Traveler”, forse un omaggio ai classici degli Skynyrd, eco dell’innata solitudine del redneck posto di fronte ai suoi orizzonti infiniti. Chitarra scatenata e ritmica pulsante, con la pigra e sorniona melodia delle paludi. Canzone entusiasmante e toccante.
Poco altro da aggiungere, forse non è ancora il disco del definitivo salto di qualità per i Dixie Witch e “One bird, two stones” si può considerare un lavoro di consolidamento, ma rimane uno dei migliori esempi attuali dell’unione indissolubile tra l’energia dell’hard rock e la fierezza della musica southern. Non è un segreto che i prodotti targati Small Stone si rivolgano principalmente al popolo stoner, che in quest’album apprezzeranno invece delle tempeste desertiche la maestosità serena delle pianure sconfinate, trasferita in un eccellente disco heavy rock.
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