I
Mnemic non hanno mai nascosto la loro passione per bands come
Fear Factory e
Meshuggah, anzi li hanno sempre citati a piene mani e non si esimono nemmeno in questo nuovo “
Sons Of The System”.
D’altronde la title-track, che apre il disco, è presa pari pari da uno a caso degli album dei
Fear Factory, possibilmente quelli più melodici e meno ispirati, sfiorando il plagio, almeno a livello di sound, visto che la differenza tra le cose peggiori degli originali e le cose migliori di questo disco è comunque imbarazzante. A svantaggio dei
Mnemic, of course.
La successiva “
Diesel Uterus” mostra un pizzico di pesantezza in più, ma solo perché stavolta ad essere citati sono i
Meshuggah, ma non cambia l’imbarazzo per un confronto che non regge e non può reggere, vista la scarsa vena dei danesi.
Potrei anche concludere qui la mia recensione, se non fosse che voglio aggiungere che questo è un disco manieristico, troppo melodico, pesante, a tratti (“
Climbing Towards Stars”), ma non cattivo, veloce, quello sì, ma non abbastanza aggressivo.
Tutto ciò è un vero peccato, perché i
Mnemic hanno le qualità tecniche, i mezzi di produzione, e anche le capacità compositive per creare qualcosa che sia al tempo stesso valido e personale.
Sia chiaro che questo è un disco suonato e prodotto divinamente e non faccio fatica a credere che piaccia agli amanti del cyber/industrial thrash metal, ma personalmente se devo ascoltare questo “
Sons Of The System” piuttosto mi rimetto su “
Obsolete” e godo come un riccio.
Sia chiaro che il problema non è la derivatività della proposta, essendo io un fan del debutto “
Mechanical Spin Phenomena”, ma è proprio l’incapacità della band di creare strutture, momenti, insomma canzoni che abbiano la scintilla compositiva che ti faccia gridare “cazzo!”.
Il voto è puramente indicativo, perché poteva spaziare dal 3 (per la sostanza musicale) al 9 (per come è prodotto e suonato).
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