Copertina 4

Info

Anno di uscita:2013
Durata:60 min.
Etichetta:Columbia

Tracklist

  1. THE EATER OF DREAMS
  2. COPY OF A
  3. CAME BACK HAUNTED
  4. FIND MY WAY
  5. ALL TIME LOW
  6. DISAPPOINTED
  7. EVERYTHING
  8. SATELLITE
  9. VARIOUS METHODS OF ESCAPE
  10. RUNNING
  11. I WOULD FOR YOU
  12. IN TWO
  13. WHILE I’M STILL HERE
  14. BLACK NOISE

Line up

  • Trent Reznor - voce, chitarra, tastiere
  • Robin Finck – chitarra
  • Josh Eustis – basso
  • Alessandro Cortini - tastiere, sintetizzatore, chitarra
  • Ilan Rubin – batteria

Voto medio utenti

Chi scrive è fra quelli che hanno apprezzato Ghosts I-IV, quindi non mi si può certo accusare di essere rimasta ai Nine Inch Nails di Pretty Hate Machine o The Downward Spiral, ma a tutto c'è un limite.The Slip del 2008 era esattamente questo: lo scivolone creativo di Trent Reznor, entrato in una impasse di cui Hesitation Marks è il manifesto finale. Non fatevi fregare da quelli che non hanno il coraggio di ammettere che il mastermind dei NIN ha esaurito le idee in merito alla sua creatura (e pure ai side project, se è per questo. Vogliamo parlare di quella porcheria di How To Destroy Angels?) e si sforzano nel trovare questo disco intellettuale, interessante o almeno godibile. O si stanno arrampicando sugli specchi, perché fa brutto ammettere in società certe cose, o perché gli causa troppa sofferenza... o hanno un tornaconto personale. Hesitation Marks è un cd misto di trip hop, chill out e qualcosa di leggermente più corposo, una roba da sottofondo per l'aperitivo serale in un locale trendy. Pezzi tutti uguali, dai quali ci si distrae facilmente e, quando gli si ripresta attenzione, sembrano procedere invariati. Vi direi di provare a rendervene conto con Various Methods Of Escape ma, se mi credete sulla parola, ci guadagnate. L'unica cosa che mai si potrà contestare ai NIN è la padronanza dei suoni e delle macchine, quindi tutto è perfettamente assemblato, prodotto e arrangiato dal punto di vista tecnico e, persino in tanta pochezza artistica, le doti e l'esperienza di Reznor e Atticus Ross sono in mostra. Qualcuno di voi chiederà: "ma allora Came Back Haunted ed il video con David Lynch?". Furbescamente il primo singolo estratto dall'album è stato il pezzo più vicino ai vecchi NIN, che è comunque sbiadito e mediocre, e la tanto pompata collaborazione con Lynch per il video è qualcosa che il regista deve aver fatto in cinque minuti, prima di passare a qualcos'altro di più importante per lui. Sui perché di questo declino si potrebbe ragionare a lungo, mi limito a considerare che sarebbe meglio che Reznor si dedicasse alle soundtracks, alle collaborazioni e a tutto quello che in questo momento pare riuscirgli meglio dei NIN, piuttosto che offuscare il nome della sua creatura con lavori indegni.
Recensione a cura di Laura Archini

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 17 set 2013 alle 22:51

Madò, che discaccio! Io ci ho provato in ogni modo ma non c'è un disco di Trentino che mi piaccia - anzi uno si, la colonna sonora di Facebook che è tutto dire. Questo poi è l'abominevole palla delle nevi. Resto della mia idea che il punto più alto della carriera di Reznor sia la cover di "Hurt" fatta da Johnny Cash.

Inserito il 17 set 2013 alle 17:38

Questo è un album che mette d'accordo tutti :-D @Contessa Bathory: stavo pensando qualcosa di simile...

Inserito il 17 set 2013 alle 16:01

succede raramente...ma sono d'accordo con Laura... ;-P

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