Venticinque anni dalla prima uscita di questo disco, addirittura ventisette da quando fui fulminato dagli Steeler, la cult-band voluta da Mike Varney, dove Ron Keel spartiva i meriti artistici con Rik Fox, Mark Edwards e, soprattutto Yngwie Malmsteen, eppure non
sembra affatto passato così
tanto tempo.
In questo caso, non si tratta della solita impressione tipica “dell’attempato”
rockomane che vuole illudersi di essere uguale a quando era (
più) giovane e nemmeno di complicate questioni filosofiche riguardanti la percezione del trascorrere del tempo, ma semplicemente di un’analisi
oggettiva sul mercato discografico attuale, in cui la voglia di “anni ‘80” appare uno dei trend imperanti, in tutti i settori musicali.
Ecco, dunque, che un lavoro come “The right to rock” e i
Keel stessi, entrambi capaci di ottenere grandi riscontri e ciò nonostante non sempre così stimati e ricordati a “posteriori”, appare perfetto per questo momento di vocazione al “revival” e per riportare in auge un nome importante dell’hard n’ heavy statunitense, talvolta forse un po’ sottovalutato.
Prodotto da Gene Simmons (come il suo successore “The final frontier”), il secondo albo dei Keel è un concentrato di metal anthemico di pura estrazione yankee, grintoso, potente, ma anche attento alla melodia, ideale per chi ama rifocillare il proprio apparato cardio-uditivo con massicce dosi di Kiss (Simmons contribuisce anche in sede compositiva!), Black n’ Blue, Quiet Riot e WASP.
Il vigore e l’impeto sono quelli di una band agli esordi, desiderosa di dimostrare che il passaggio dalla Shrapnel Records (che dopo il summenzionato debutto degli Steeler, aveva licenziato anche il debutto “Lay down the law”) alla Gold Mountain Records, un'affiliata della major A&M, non ne aveva piegato l’ardore e la prorompente vitalità.
Le cadenze Kiss-esque di “Easier said than done”, “So many girls, so little time" e "Get down", le buone “Electric love” e “Back to the city”, le incandescenti “Speed demon” e “You're the victim (I'm the crime)”, finanche la pericolosa cover di “Let's spend the night together” degli Stones, offrono la possibilità di apprezzare la forza d’impatto di una lodevole formazione in cui Ron Keel non doveva più spartire la “scena” con personalità particolarmente “ingombranti” e poteva dar sfogo a tutto il carisma, attraverso una voce diretta, frontale, ruvida, a volte anche vagamente “eccessiva”, eppure piuttosto efficace.
In seguito assisteremo a palpabili miglioramenti artistici in tutti i settori e anche a un generale incremento di raffinatezza nelle scelte musicali e tuttavia l’urgenza comunicativa di questo disco sembra compensare anche qualche minima
intemperanza tecnica.
E proprio per parlare di quest’
urgenza ho voluto di proposito lasciare per ultima la potente title-track del platter, uno di quei pezzi tutto sommato “semplici” nella struttura eppure incredibilmente coinvolgenti, un inno che sembra fatto apposta per essere cantato a squarciagola, sostenendo un diritto
inalienabile dell’essere umano (ricordate il divertente video? Recuperatelo!), un pezzo ancora oggi assai trascinante nonostante il suo bagaglio di
cliché e un pizzico di adolescenziale
naiveté.
L’edizione celebrativa rimasterizzata del Cd è completata dalla versione remix di “Easier said than done” e da una nuova rielaborazione di “The right to rock” (il coro è stato realizzato con la partecipazione di ospiti quali Paul Shortino, Lez Warner e Ron Mancuso e con quello dei fans, che hanno potuto sfruttare la tecnologia Mp3 e internet per inviare il loro personale contributo), le quali ci riportano prepotentemente ai giorni nostri, in cui Ron e i suoi
pards non appaiono affatto come delle imbolsite “vecchie glorie” in cerca di qualche brivido del passato, ma si presentano con le sembianze di credibili e agguerriti protagonisti della scena, in grado di sfidare i numerosi competitori soprattutto con la contemporanea pubblicazione di un sorprendente full-length nuovo di zecca (“Streets of rock 'n' roll”, sempre su Frontiers), di cui parleremo a breve.
“The right to rock” merita un posto di rilievo nelle discoteche di tutti gli appassionati del genere … se vi siete riconosciuti nella categoria e per qualche ragione esso non è ancora presente nella vs. preziosa collezione, colmate immediatamente la lacuna con questo valente remake.