Copertina 8,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2009
Durata:49 min.
Etichetta:My Kingdom Music
Distribuzione:Masterpiece

Tracklist

  1. COMPOSING THE END
  2. STILLBORN
  3. YOU ARE NO MORE
  4. UNSORTED
  5. DEFAMATION
  6. ALMOST READY
  7. HEADS
  8. VEGETABLE
  9. CHOICE CUTS
  10. FORMS OF ILLUSIONS
  11. WHEN YOUR FACE DOESN'T MELT SNOWFLACKES
  12. IDEMNITY

Line up

  • Dmitry "Mr.Scavenger" Sukhinin: vocals
  • Kirill Skorobogatov: guitars
  • Paul Popov: guitars
  • Paul Grivin: bass
  • Victor Komarov: drums

Voto medio utenti

La storia dei siberiani, di Novosibirsk, Defect Designer merita di essere raccontata, perché ci mostra che quando c’è la passione nessun ostacolo è troppo alto da non poter essere scavalcato. I nostri, vivendo in una terra dove il metal è come il caldo, cioè inesistente, per registrare questo disco, visto che non c’erano studi di registrazione adatti nel giro di ben 4000 (!) km, sono volati fino in Polonia!
Dato atto della passione di questi russi bisogna però dare atto anche della loro bravura, che è indiscutibile.
Questo “Wax”, prodotto alla maniera “polacca”, è un disco che suona come una sorta di tributo al death metal, essendone pervaso della sua intima essenza. La morte in musica viene esplorata in tutte le sue forme, con canzoni variegate, articolate, che hanno rimandi tanto alla old school, ignorante e grezza, tanto al death metal moderno, tecnico e quadrato, che ha come punto di riferimento proprio la scena polacca. Non manca nemmeno la melodia, che richiama alla mente coordinate swedish, sebbene la brutalità la faccia la padrone, anche grazie al maturo growl del singer Dmitri.
Il risultato è un disco che non stanca quasi mai, capace di cambiare sovente umore, di essere groovy e cadenzato ma al tempo stesso di disegnare trame complesse, al limite del death progressivo (e la band ama definirsi così).
Poi, in più, se ascoltate il finale di “Heads” riconoscerete qualcosa di molto familiare ai Meshuggah di “Chaosphere”.
I Defect Designer, intendiamoci, non scoprono nulla né possono passare per una band estremamente originale, tuttavia sano abili manipolatori sonori, capaci di fondere in maniera appetibile diversi approcci, più che stili, al death metal.
Citare una canzone piuttosto che un’altra sarebbe fare torto al livello medio delle stesse che è piuttosto elevato. Per dire, “Choice Cuts”, con la sua andatura quasi death’n’roll, che tuttavia è polimorfa, in quanto muta continuamente durante i suoi 6 minuti, è il pezzo che i Six Feet Under non scriveranno mai.
Detto questo vi invito a scoprirli, prima che sia troppo tardi.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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