Un album di debutto per me insolito... almeno per il genere che di solito recensisco su queste pagine.
I
Leafblade sono un duo inglese che proviene dalla famosa "fabbrica della musica" britannica (e di conseguenza, per qualcuno più fortunato di altri, mondiale ) che fu Liverpool, hanno influenze musicali a me molto familiari del mio periodo che potrei battezzare "pre-rock".
Parlo di atmosfere estremamente rilassanti seppure per nulla new age (sottolineo per fortuna)... traspare un sound molto "vintage" se mi passate il termine che si fonde con atmosfere psichedeliche alla Pink Floyd, con doppie voci alla Simon & Garfunkel, melodie e armonie alla Jeff Buckley, con un pizzico folk dei Clannad e non di meno con arie e arpeggi che richiamano i Led Zeppelin.
Undici tracce che ti portano via dalla realtà, evocando paesaggi tinti di un verde quasi infinito e di azzurro acceso, macchiato talvolta da sbuffi di bianco, e talvolta di un grigio piovoso, umido e freddo che però tinge i prati di un verde ancora più acceso.
Posti dove non accade praticamente nulla se non il semplicissimo scorrere del tempo.
Se rimanessi a fissare uno di questi paesaggi con la musica dei Leafblade nelle orecchie, non mi meraviglierei se ad un certo punto un druido con una lunga barba bianca mi picchiettasse sulla spalla chiedendomi di spostarmi appena un po' perché i miei piedi gli impediscono di raccogliere una radice che gli serve.
C'é da dire che in un paio di brani si corre veramente il rischio di addormentarsi, tale è la rilassatezza che ti pervade, ma tutto sommato ogni tanto ci vogliono anche questi momenti .
Per gli amanti del genere, consiglio un "uso" non troppo prolungato. Per chi invece il genere non piace, consiglio di “assumerne” almeno una volta nella vita.
Tecnicamente parlando, il disco è prodotto in maniera intelligente e curata, cura che per fortuna non soffoca l'aspetto artistico ma lo rende ben gradevole.
Si sentono le molte sfumature sonore tipiche delle registrazioni acustiche che, in questo caso, si fondono molto bene con suoni sintetici e voci quasi per nulla effettate.
Nel complesso non c'é malaccio, e anche se non c'é quasi nulla di originale o innovativo, esprimo volentieri una lode alla naturalità del prodotto.
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