AA.VV. - Blood Axis & Les Joyaux De La Princesse

Copertina SV

Info

Anno di uscita:2002
Durata:52 min.
Etichetta:Athanor
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. FOLIE VERTE (I AM THE GREEN FAIRY)
  2. SYMPHONIE VERTE (AND HERE I AM, AN ABSINTHEUR)
  3. MINUTES D’ABSINTHE (LET ME BE MAD, MAD WITH ABSINTHE)
  4. ABSINTHIA TAETRA (OPALINE)
  5. POISON VERTE (D’APRES FREDERIC BARBIER)
  6. AVEC LES FLEURS... AVEC L’ABSINTHE (WITH FLOWERS AND WITH WOMEN)
  7. ABSINTHINE (D’APRES EMILE DUHEM)
  8. VARIATIONS SUR LE THEME DE CORELLI (BY VENUS AND CUPID) & (THAT NIGHT, I DRANK DEEPLY)
  9. PRINCESSE VERTE (D’APRES EMILE SPENCER)
  10. FEE VERTE, VOUS ETES JOLIE (CHANTE PAR AFRE)

Line up

Non disponibile

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Quale mente folle ha saputo concepire qualcosa di così indefinibile e paradossale? Forse, questo lavoro è finito nelle mani sbagliate. Sarebbe stato più adatto, infatti, come sottofondo ad un uomo che sta meditando il suicidio. Intendiamoci, non che il contenuto sia orribile, al contrario possiede un qualcosa di inspiegabilmente affascinante, ma non è musica quanto piuttosto un insieme di monologhi, poesie e brevi intermezzi musicali, romanticissimi e demoralizzanti. E’ sconosciuto il nome dell’autore e dell’esecutore di questi brani (che poi brani non sono). L’unica informazione disponibile è solo la nazionalità di provenienza: la Francia. Il resto è assolutamente un mistero. In preda ad un acuto mal d’amore, l’ignoto ideatore di questo progetto è diventato servo devoto del dio Bacco e ha, così, dedicato un insensato, illogico ed “etilico” album alla donna e all’assenzio, liquore francese dal colore verdastro; si spiega così il titolo dell’album: L’Assenzio/ La follia verde. Per tutta la durata (52 minuti, badate bene) il concetto portante verte sul dissennato amore per entrambi, nonostante l’elemento enigmatico sia imperante.
Senza dubbio l’album si presenta bene all’occhio in un curatissimo, particolarissimo e anche dispendioso digipack. Le immagini racchiuse nel booklet sono meravigliose: donne stupende con colmi calici in mano, spartiti musicali, vecchi giradischi, ecc... Lo stile con cui sono disegnati, richiama palesemente gli anni 50. Proprio per queste caratteristiche, le aspettative erano tante. A malincuore però, in tutto questo non è riconoscibile né un inizio né una fine. Per la maggiore, l’album è recitato (o farfugliato); sono appena due le tracce musicate, e si tratta esclusivamente di musica classica e cantato lirico. E’ impossibile definire il destinatario di questo stile. Le tracce sembrano, piuttosto, frammenti di brani tratti da una lunghissima opera teatrale, accompagnata di tanto in tanto da un’orchestra e, a volte, da un assolo di violino. In tutti questi elementi confusi, è un’ardua impresa riuscire ad ascoltare un intero brano (complimenti a chi ci riesce!). Peccato, perché le idee e le premesse sono davvero buone.
Recensione a cura di Ivana Calò

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