Crossover totale per il debutto dei
Sicmonic, band proveniente da Phoenix, Arizona, Stati Uniti d’America, la fucina del sound contaminato.
In questo “
Somnambulist” di carne al fuoco ce n’è tanta, troppa forse, viene quasi un’indigestione, dalla quale si viene salvati solo dalla enorme bravura dello chef, che sa come amalgamare gli ingredienti, dosarli, in una parola ‘accarezzarli’, per creare un piatto unico, dove ogni sapore, anche i più diversi, esalta quello degli altri.
Non mi mi viene in mente un genere o un’influenza che non abbia ascoltato lungo le 15 tracce di questo disco. Prendete “
Illumination”, un pezzo lungo sette minuti e mezzo che dopo un attacco alla
Phil Collins passa al death metal con vocals in brutalissimo growl, prima di virare su un sound metalcore dove un groove imbevuto di melodia la fa da padrone, e dove il singer si esibisce anche in un ottimo screaming. Questo solo per citare le influenze più evidenti.
“
Till The Morning Light” è tra gli
Ill Nino e i
Nonpoint di “
Development”. La title-track tributa i
System Of A Down.
“
Of Blood And Grace” è un altro pezzo da urlo, ricco di pathos, di sottile tensione sempre pronta ad esplodere, un pezzo intenso, variegato, sfaccettato, dove i vibes di chitarra sono soffusi, liquidi, dilatati, talvolta in bilico tra derive progressive e umori fusion, rotti da un bridge che somiglia tanto al black metal, con tanto di evil screaming, prima del mostruoso finale.
Non mancano momenti più intimisti ed emozionali, e parlo della bellissima “
Requiem” che, datemi pure del pazzo, potrebbe essere una power ballad acustica di bands come
Sonata Arctica o
Stratovarius, oppure l’altrettanto bella “
Paradiseum”, una canzone intensa, struggente, malinconica, da brividi lungo la schiena.
Ovviamente la band sa dosare bene potenza e melodia, coem avviene in pezzi come “
Oxygen” oppure “
No Coscience”, dove il sound, tralasciando i momenti più melodici, è riferibile al post/mathcore di matrice americana, tuttavia valorizzato da un singer che quando vuole sa emulare al meglio
Elias Soriano dei
Nonpoint o
Serj Tankian dei
System Of A Down.
Il disco si chiude con “
Acid Epiphanies”, un po’ la summa del sound della band.
Poi ci sono le quattro bonus-track, nelle quali la band trova ancora il modo di stupire. “
Fist To Throat” è ancora grande crossover mentre “
Seven Inches Of Blood” è capace di spararti una tirata black metal con su un growl death metal nel bel mezzo di due parti melodiche. In “
Hypnotic” sembra che
Ice Cube si metta a rappare su un pezzo metalcore, mentre la conclusiva “
Devil Went Down To Georgia” è country/rapcore, roba da gente fuori di melone!
I
Sicmonic hanno un talento immenso, sanno scrivere grandi canzoni, hanno feeling, e devono essere assolutamente vostri!