Tornano rinnovati i Winterlong, una band di origine svedese che a distanza di quasi due anni, dà un seguito al debutto "Valley of the Lost", album che viaggiava sul rasoio di una sufficienza, che aveva strappato (ai tempi di Metal.it) grazie a diverse attenuanti. "The Second Coming" è appunto il secondo album della creatura di Thorbjörn Englund, il quale per l'occasione ha cambiato tutti i compagni di avventura, suonando egli stesso il basso e inserendo in formazione il nuovo, e tutto sommato discreto, vocalist Mikael Holm e il bravo tastierista Mistheria. Inoltre per le registrazioni di "The Second Coming", Englund ha potuto usufruire dei servigi di due ottimi batteristi come Andreas Lill (Vanden Plas) e Anders Johansson (Malmsteen, Hammerfall...). Quello che non cambia sono lo stile proposto (ancora metal neoclassico e ampio spazio alla chitarra) ed i limiti rilevabili sia a livello di produzione, migliorata ma non in maniera sensibile, sia di un songwriting mai veramente convincente. I miglioramenti sono invece registrabili nel guitarwork di Thorbjörn Englund, ora più efficace ed allo stesso tempo meno derivativo, anche se poi negli assoli è evidente l'influenza di Malmsteen. I momenti migliori spuntano con i pezzi più tirati, come sull'up tempo "Call Of The Wild" e su "Evolution". Facendo però un veloce calcolo matematico, purtroppo sono di più le canzoni che finiscono per deludere, con l'aggravante che spesso i pezzi partono bene ma poi si perdono, e questo è un'altro dei problemi presenti su "The Second Coming". Pertanto stavolta i Winterlong sfiorano appena la sufficienza, dato che giunti al secondo album era lecito aspettarsi qualcosa in più. Con il prossimo album le condizioni saranno ancora più difficili.
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