Copertina SV

Info

Anno di uscita:2009
Durata:54 min.
Etichetta:Vagrant

Tracklist

  1. CLOUDWALKER
  2. DESPERATE LIVING
  3. THE FAILURE OF ALL THINGS
  4. HORSE THE SONG (FEATURING K-SLAX)
  5. SCIENCE POLICE
  6. SHAPESHIFT (FEATURING JAMIE STEWART)
  7. BETWEEN THE TREES
  8. GOLDEN MUMMY GOLDEN BIRD
  9. LORD GOLD WAND OF UNYIELDING
  10. BIG BUSINESS (FEATURING ED EDGE)
  11. RAPE ESCAPE (FEATURING VALENTINA LISITSA)
  12. ARRIVE

Line up

Non disponibile

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Gruppo fuori dagli schemi, gli Horse the Band portano avanti da parecchio tempo un discorso musicale particolare e a suo modo “estremo”. Una delle trovate più originali è l’uso massiccio di un’elettronica obsoleta, dell’era 8-bit, molto vicina agli effetti sonori ottantiani dei videogames da bar. Su questa bizzarra base si innestano, in forte contrasto, violente sfuriate di un metal brutale e schizoide, corredato da una voce sguaiata e disturbante. Ma non solo, perché sono presenti improvvisi stacchi ambientali, oasi di placida electro-avantgarde, perfino scampoli di temi danzerecci, oltre ad una cascata di testi criptici, stravaganti ed un po’folli.
Materiale certamente spiazzante, anche se molto scoordinato e caotico. I brani rifiutano totalmente qualsiasi forma-canzone, vengono costantemente spezzettati dai cambi di direzione ed atmosfera, ed appaiono privi di un filo conduttore o di una pur pallida struttura coerente. Indubbiamente un effetto voluto, che segna i lavori degli Horse the Band con una spiccata impronta personale. Tanto da aver fatto coniare il neologismo “nintendocore” per sintetizzare in qualche modo la miscela schizoide dei loro albums.
Dunque questo disco è un caleidoscopico collage di metalcore e Pacman, frenesie elettroniche e chill-out, urla belluine e musica d’avanguardia, che pone l’ascoltatore in un gigantesco frullatore dove tutto o quasi può accadere, compreso un complicato pezzo classico per pianoforte ed un assolo di triangolo.
Chiaro che la reazione ad una proposta del genere è fortemente soggettiva. Ad esempio, personalmente riconosco al quintetto la grande capacità di staccarsi dai sentieri ortodossi e creare qualcosa tutt’altro che scontato. Però ammetto anche che esaurito l’effetto-sorpresa, dopo altri ascolti mi è rimasta la sensazione di un’opera tanto strana quanto confusamente eccessiva e quasi indigesta.
La cosa più logica è quella di consigliare di non prendere il disco a scatola chiusa, a meno di essere già fans sfegatati della formazione.

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