Per celebrare degnamente il venticinquesimo anno di attività, gli
Helloween decidono di pubblicare un Best Of, presentando un'accurata selezione di brani riarrangiati. Fin qui, niente di strano.
I brani, per l'occasione, vengono spogliati della loro componente più prettamente metal, per essere interpretati in chiave acustica, o con l'ausilio di percussioni ed un'orchestra. Uhm, interessante…
A questo punto, schiaccio il tasto play, e quello che mi accoglie è una "
Dr. Stein" (potete vedere il video qui in basso) che definirei, usando un'ardita metafora,
orrenda. Un miscuglione sonoro a metà strada tra gli Spandau Ballet e Santana, un'esibizione che moltissimi di voi, sono certo, riterranno un sacrilegio. Ed allora, questa operazione degli Helloween è la ciofeca che tutti si aspettano?
Non lo so, non lo so…. Certo, fa a dir poco sensazione riascoltare brani storici (e
non, ma chi li ha scelti sti pezzi???) interpretati in una versione che rischia di deludere e far urlare di raccapriccio il metallaro medio, ma non vi nascondo che un mezzo sorriso mi è affiorato più d'una volta… Nella trilogia dei
Keeper, ad esempio, dove il
modus operandi della band è riuscito ad interagire con un arrangiamento davvero interessante, o in brani come "
A Tale that wasn't Right", "
Forever and One" o "
Where the rain grows", a cui l'arrangiamento orchestrale o acustico poco sposta, se ben eseguito, cosa che peraltro avviene.
Ma, di contro, ascoltare pietre miliari come "
Future World", "
I Want Out", la succitata "
Dr. Stein" in una versione a dir poco stravolta, ti mette un nervoso, un nervoso addosso che, ancora, dopo 15 ascolti, devo riuscire a capire dove sta la mossa commerciale, la furbata che giustifica un'operazione del genere. Sassofoni, coretti di bambini, congas… Sicuro che un disco così venderà molte copie? Inserti jazz, parti a cappella, pianoforti... L'effetto sorpresa, l'arrangiamento non scontato che giustifica l'acquisto di un best of? Certo, data l'attuale situazione del mercato discografico, non ha alcun senso pubblicare un greatest hits, vuoi per il peer to peer, vuoi per iPod e compagnia danzante, che ormai ti consentono di farti da solo il TUO best of, con i pezzi che ti piacciono. Ma da lì a realizzare un prodotto così smaccatamente "diverso", così pericolosamente "altro" rispetto ad una storia lunga ed onorata, si corre il rischio di perdere credibilità, rispetto, fans.
Chi avrà ragione dunque, Deris o Sbranf? Ce lo diranno i numeri… A voi l'ardua scelta di comprare o no "
Unarmed"; per quanto mi riguarda, un lavoro del genere sancisce il definitivo impoltronimento degli Helloween, che dimostrano, cosa peraltro evidente da un po’, di essere fin troppo soddisfatti e sazi, e di non aver altre aspirazioni se non divertirsi, giocare, pastrocchiare.