Cinquantadue minuti di prog-metal esclusivamente strumentale. Una bella “sfida”, quella allestita dai padovani
Centrica, soprattutto se il loro intento è di realizzare un disco che non sia solo indirizzato agli “iniziati”, che si tratti di musici o di “affamati” di tecnica strumentale.
Il fatto che per loro si sia “scomodata” la Musea, storica e competente label francese specializzata in soluzioni musicali non “banali”, era sicuramente un “dettaglio” confortante, ma devo dire che sono rimasto piuttosto sorpreso, anche in una misura superiore all’iniziale favore garantito da tale autorevole patrocinio, dalle qualità evidenziate dai nostri in sede di stesura dei loro pezzi, grondanti di esuberante preparazione specifica e di volubile creatività e tuttavia sufficientemente “immediati” da non richiedere soverchi sforzi di concentrazione per poter essere apprezzati.
Intendiamoci, le tracce sono parecchio complesse, mutevoli e articolate, e, con la “complicanza” ulteriore della mancanza di una voce che funga da “collante” e da guida, non sono esattamente consigliabili a chi ritiene l’istantaneità una delle doti imprescindibili per la riuscita di una produzione musicale, eppure basta un po’ di familiarità con queste lande sonore per rendersi conto immediatamente delle doti del quartetto italiano, in grado di spaziare tra passato e presente con notevole cultura e di infondere alle composizioni un gusto melodico piuttosto spiccato, sebbene sia talvolta “sepolto” da una tendenza a suonare “tante” (troppe?) note, abbastanza congenita nel settore di competenza.
Metal, prog, bagliori jazz-fusion, associati, però, pure a scorie hard-rock (nella scelta di taluni suoni di tastiera, soprattutto) e addirittura a interessanti barlumi di musica “ambientale”, rendono “Centrica” un ascolto certamente adatto ai “palati fini” del rock e non allontanano troppo nemmeno i fruitori meno specialistici, a patto che ricerchino nella musica qualcosa di più di un coinvolgimento unicamente epidermico e apprezzino la molteplicità espressiva.
Il tutto si traduce, dunque, in un’entità piuttosto suggestiva e gradevole, degna delle migliori esibizioni di Dream Theater e dei Liquid Tension Experiment, evidenti e dichiarati modelli di un gruppo che sebbene a volte mi sembri un po’ “calligrafico” nelle sue movenze artistiche, riesce quasi sempre ad evitare la trappola dell’autocompiacimento.
Come spesso accade in questo campo stilistico, è praticamente superfluo decantare le peculiarità singole dei musicisti, mentre ritengo necessario sottolineare la loro coesione e il loro affiatamento, in una “affinità elettiva” di natura vocazionale che ha evidentemente congiunto gli ideatori del progetto (Giorgio Rovati e Andrea Pavanello) e i loro collaboratori (Alberto De Bortoli e il noto Dario Ciccioni), dando origine ad una formazione che, con qualche piccolo “aggiustamento”, potrà inserirsi in pieno diritto nella grande tradizione italiana e internazionale del metal-prog.
A cosa mi riferisco? Beh, è fin troppo ovvio … all’ausilio di una voce carismatica che possa focalizzare il grande lavoro svolto dagli strumenti e che possa contribuire a rendere ancor più equilibrato il delicato rapporto tra “ragione e sentimento” … La ricerca è già iniziata, e augurando ai Centrica di portarla a termine al più presto (mi raccomando all’aggettivo “carismatica”, eh!), non vedo l’ora di poterne valutare i risultati.
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